|
|
| GLI STRANI SUICIDI DI BARTLESVILLE di Fredric BrownFantascienza, 1961, Mondadori - Classici Urania, pag 174 “La mente”, rinchiusa nel suo guscio dalle sembianze tartarughesche, cerca di capire dov’è capitata e si rende conto d’essere su un lontano pianeta (la Terra); per tornare da dove viene dovrà far affidamento sulla dote peculiare della sua specie: la capacità d’impadronirsi della mente di qualsiasi forma di vita. L’unica condizione assolutamente fondamentale per il procedimento di possessione è che la vittima stia dormendo; l’inconveniente è rappresentato dal fatto che l’unico modo per lasciare l’individuo prescelto è che quest’ultimo muoia. Bartlesville, piccola cittadina rurale nei pressi di Green Bay, è in grave pericolo.. L’idea di un’entità aliena che prende il possesso di esseri viventi m’ha, inevitabilmente, portato alla mente il diabolico fungo de “Il lungo meriggio della Terra” scritto l’anno successivo da Brian Aldiss; già allora quel romanzo non mi entusiasmò, quest’altro non fa eccezione. F. Brown che tanto avevo apprezzato in “Assurdo universo” ed in altri racconti brevi stavolta mi delude: mi pare scritto bene, si legge velocemente per merito del suo stile semplice ed efficace, però, sarà per il poco entusiasmo che nutro nei confronti di questo genere di “alieni”, l’interesse per la storia passa velocemente, non c’è tensione narrativa né suspance, in più debbo aggiungere che i due protagonisti risultano fastidiosamente scaltri; con pochissimi elementi a loro disposizione ricostruiscono perfettamente la verità che riguarda “la mente”. L’ovvio finale giunge a chiudere un libro non brutto ma leggero, privo dei consueti spunti che caratterizzano gli scritti di Brown. VOTO 6 © Tutti i diritti riservati
|
| |