La Chiesa(Italia 1988) di Michele Soavii con Hugh Quarshie, Tomas Arana, Barbara Cupist, Fedor Chaliapin jr, Asia Argento, Giovanni Lombardo Radice.
Si poteva fare di piùGermania, 1139.
Alcuni cavalieri teutonici, nella folle intenzione di annientare gli appartenenti alla setta dei “calpestanti”(un gruppo di eretici con inciso sulle palme dei piedi una croce), fanno irruzione in un villaggio sterminando centinaia di persone innocenti.
Seppelliscono i loro cadaveri in una fossa comune dove, a monito perenne dell’avvenimento, erigono una Cattedrale.
850 anni dopo in quella stessa chiesa viene assunto come bibliotecario il giovane Evan, che durante il suo lavoro viene in possesso di un antico manoscritto che sembra rivelare dei segreti riguardanti la Cattedrale.
Seguendone le indicazioni, trova la croce che venne usata per sigillare la fossa dei cadaveri; spostandola, libera i demoni della cattedrale e ne viene immediatamente posseduto.
Il giorno seguente, la Cattedrale è oggetto di una visita culturale da parte di una scolaresca e di un team di fotografi, che subitaneamente vengono contaminati dagli spiriti dei dannati.
E’ l’inizio di un terribile incubo… i posseduti cominciano a sterminarsi tra di loro e solo il sacerdote della chiesa, Padre Gus, riuscirà a salvarli facendo rientrare nella fossa comune i demoni, pagandone però il prezzo più alto, la propria vita.
Discreta prova di Michele Soavi, discepolo di Dario Argento, che con questo suo film ci propone una variante sullo stra-abusato tema delle possessioni demoniache, che risulta a tratti convincente e a tratti meno.
Sfruttando un clichè forse fin troppo ovvio, ci costruisce sopra una storia piacevole, dall’accattivante e fascinosa ambientazione gotica che, purtroppo, pecca di discontinuità.
Dopo la bellissima scena iniziale, il film va man mano calando, trasformandosi in un pastrocchio confuso e troppo, troppo pasticciato.
Una galleria di volti inquietanti, effetti speciali più che buoni per l’epoca, teste mozzate e mostri sono gli ingredienti classici del genere e qui Michele Soavi si barcamena per non risparmiarci nessun tipo di raccapriccio, ma purtroppo il suo film ricorda troppo da vicino “Il signore del male” di John Carpenter e non basta un finale a sorpresa(che mi ha fatto ripensare, non so perché, a "Il nome della rosa) per salvare il suo film dalla pesante sensazione di deja-vu.
Tutto sommato non me la sento di bocciarlo in toto, ci sono alcune cose notevoli da sottolineare come le oniriche atmosfere che caratterizzano tutto il film, accompagnate dalle splendide musiche degli immancabili Goblin e le buone interpretazioni degli attori, su cui spicca una giovanissima e molto credibile Asia Argento(purtroppo per lei dal punto di vista recitativo è peggiorata con il crescere…).
Da citare inoltre nel finale un amplesso donna-"Satana" che omaggia (o dovremmo dire copia?) quello del bellissimo “Rosemary’s baby” di Roman Polanski.
Interessante, ma si poteva fare di meglio.
Voto: 6.5