MEMORIE DI ADRIANO, Marguerite Yourcenar

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view post Posted on 5/7/2010, 15:03
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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MEMORIE DI ADRIANO Marguerite Yourcenar

1951

Un imperatore, la storia, l’amore

Si dice che quando una persona è giunta alla fine della sua esistenza, tutta l’intera vita gli scorra davanti agli occhi in un solo breve istante.
Tutto ciò che abbiamo vissuto, tutti i momenti tristi e belli insieme, tutti gli amori, tutte le amicizie, tutti gli affetti più cari, tutto ti passa davanti in un attimo.
Tutto ci appare sfuocato, come se stessimo osservando questo processo attraverso gli occhi di un’altra persona e i nostri ricordi, i nostri rimpianti, i nostri rimorsi del passato ci sembrano ancora vivi, pronti ad assalirci e a infliggerci ancora delle ferite.
Questo romanzo è lo sfogo, la confessione di un uomo che, giunto quasi alla fine della sua vita, ripercorre le tappe della sua esistenza.
Quest’uomo è l’imperatore Adriano, una delle figure storiche più belle, carismatiche e affascinanti che la storia ci abbia donato.
Nell’arco del libro,il vecchio imperatore, che regnò dal 117 al 138 d.C, giunto ormai alla fine del suo cammino, si confessa in una lunghissima lettera indirizzata al giovane nipote Marco Aurelio, il futuro imperatore-filosofo, raccontandogli i particolari più intimi e segreti della sua intensa e lunga vita, dall'infanzia vissuta nella provincia di Spagna alle sue campagne militari sotto il regno di Traiano, all'oscura e discussa vicenda della sua adozione da parte di quest'ultimo, alla vicinanza ai vari culti religiosi (primo tra tutti quello di Mitra) diffusi nel mondo romano dell'epoca, ai lunghi viaggi fino ai luoghi più estremi dell'impero (lui stesso si definisce "un Ulisse senz'altra Itaca che quella interiore"), alla costruzione delle innumerevoli opere pubbliche, all'incontro con il grande amore della sua vita, il giovane e bellissimo Antinoo, la cui morte segnerà profondamente la vita dell'uomo, cambiando anche il suo modo di essere imperatore.
E nel raccontare tutto questo, Adriano esprime a ruota libera i propri pensieri, su Roma e il suo impero ("Mi rallegravo che il nostro passato fosse antico abbastanza per fornirci esempi eccellenti e non tanto pesante da schiacciarci con essi..."), sulla vita, sull'amore, sulle filosofie e le religioni ("è vano sperare quell'eternità che non è accordata né agli uomini né alle cose e che i più saggi negano persino agli dei..."), sull’uomo("Io sono come i nostri scultori; l'umano mi appaga, vi trovo tutto, persino l'eternità"), ma soprattutto sulla morte, il suo timore più grande.

“Animula vagula blandula
Hospes comesque corporis
Queæ nunc abibis loca
Pallidula rigida nudula
Nec ut soles dabis iocos…


Così inizia il romanzo…l’anima, un’entità ignota e non definita, che per una pura casualità viene ospitata in un corpo appena modellato, pronta a partorire l’impulso e l’essenza di ciascun uomo, ma con la consapevolezza che verrà un giorno in cui lo dovrà abbandonare irrimediabilmente e calarsi per sempre nel vuoto e nel nulla.
Questa è l’angoscia di Adriano, la Morte.
Ma non una morte da accettare con rassegnazione e nemmeno un avaro attaccamento alle cose terrene, ma una fredda e cinica consapevolezza, poiché sa benissimo che l’unica consolazione per l’uomo è il sapere che, prima o poi, la morte si abbatterà indistintamente su tutti e che nessuno potrà mai averne scampo.
Se dovessi scegliere un solo libro da tenere con me per il resto dei miei anni per leggerlo e rileggerlo all’infinito senza mai stancarmi, opterei senza alcun dubbio per questo.
Un libro eterno, raro, particolare, unico, raffinato e semplice allo stesso tempo, un grande capolavoro, un romanzo, un libro storico, una biografia e un libro d’idee, in cui il dibattito sui contrasti dell’epoca consente di affrontare questioni filosofiche, ideologiche e morali che conservano in loro una precisa attualità.
Un libro che ti tormenta, che ti fa affrontare e conoscere la morte nel suo terribile e duro realismo(l romanzo si conclude con una delle frasi tra le più belle e al contempo angoscianti che abbia mai letto, composta dallo stesso Adriano:
Piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t’appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti.
Un istante ancora, guardiamo insieme le rive familiari, le cose che certamente non vedremo mai più... cerchiamo d’entrare nella morte ad occhi aperti”
.).
Uno di quei romanzi da tenere sul comodino, da consultare come fosse un’enciclopedia delle passioni umane…anche una singola parola di questo intimo percorso può cambiarci la vita per sempre e può ridarci quel senso di amor proprio e di orgoglio che, molto spesso, quest’esistenza ci toglie.
Un libro che tormenta, che fa riflettere, che insegna, che diletta, in poche parole imperdibile.

Come sempre ringrazio di cuore Cris per avermi consigliato la lettura di questo meraviglioso libro.
Grazie con tutto il cuore, mi hai fatto conoscere non un libro, ma un tesoro prezioso.

Voto: 9.5

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private eye
view post Posted on 8/7/2010, 15:37




Ottima recensione, complimenti :).
E molto belle pure le citazioni.
 
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1 replies since 5/7/2010, 15:03   242 views
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