| Eccezionali Coen. Per tutti quelli che come me, in passato, hanno avuto modo di criticarli, beh, è arrivato "A serious man". Geniale bazar di eventi e personaggi, è un film che parla di situazioni reali e assurde, disarmanti, pazzesche; Larry è un ordinary man che chiede poco dalla vita e ottiene ancor meno: è assediato da mille, piccoli, enormi accadimenti, che ci vengono presentati come diapositive, l'uno dopo l'altro, quasi come se fossero l'uno la conseguenza dell'altro, come se stessimo girando attorno ad un unico dilemma, l'esistenza. La parte conclusiva a questo proposito è topica, poichè ci accorgiamo che tutto quanto abbiamo visto, sentito, provato, tutto quello che ci ha commosso o fatto ridere in queste due ore di film, anzi di pura vita, era solo uno schizzo, un niente, un abbozzo rinchiuso nell'arco di tempo tra una visita medica e la consegna del referto. Eppure cosa c'è, in mezzo? Apertura magistrale in puro stile Coen, ma stavolta non è un difetto, perchè sentiamo subito addosso il pesante fardello dell'insicurezza, dell'impotenza, del nichilismo, della lotta tra razionalità e misticismo: lo stesso conflitto che troviamo poi, un secolo dopo, nel Mid West, dove la concreta pragmaticità di questo sfigatissimo professore di Fisica fa a botte con l'unico apparente rimedio possibile contro la suddetta sfiga, cioè la spiritualità, la religione, vista sia come colonna portante (in sgretolamento, rivestita d'una ragion d'essere quasi anacronistica) della società, sia come ultima spiaggia per coloro i quali non sanno più dove sbattere la testa, vedi Larry. A questo proposito, il mosaico dei protagonisti (perchè non sono personaggi, non ci sono ruoli secondari, sono tutti stigmatizzati così efficacemente da risultare protagonisti) è colorato, imprevedibile, stupendo. E così alla fine del film ricorderemo tutto, ogni singolo momento: il figlio mezzo drogato, il bagno occupato, lo zio e la sua ghiandola sebacea, il compagno di scuola che dice solo "Dai, coglione", lo studente coreano, il suo mitico padre, la vicina nuda, il vicino il figlio e il cervo ammazzato, la moglie e l'amante, il docente, l'avvocato, la figlia che vuole rifarsi il naso. E poi i rabbini. Dal primo, più giovane, "moderno", che dà consigli più umani, più rassicuranti, che ti dà qualche speranza, ti offre la possibilità di cambiare, fino all'ultimo rabbino, pura spiritualità immobile, nessuna prospettiva concreta dietro la preghiera, il rito, l'ebraico imparato a memoria perchè non lo conosce più nessuno, solo per una celebrazione tanto solenne quanto priva di spinta autentica, poichè frutto di un'imposizione, la stessa imposizione che ti frega la radiolina con dentro i soldi per comprarti le canne. Arriva l'uragano alla fine, ma comunque lo si interpreti non è la fine. Forse è "l'ennesimo", forse è il "peggio di così non si può", forse è coincidenza, forse è una manifestazione di potenza naturale che svilisce ancor di più i piccoli eventi di questo piccolo uomo di questa piccola cittadina, o forse è l'ira di Dio che suggella questa storia che profuma di blasfemia. Ad ogni modo, io ricorderò "A serious man" come un film stupendo.
Voto: 8
Edited by Baba1989 - 11/11/2010, 11:54
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