I GIOIELLI INDISCRETI
Denis Diderot1748La bocca della veritàPeccato che questa volta a parlare non sia la cavità orale ma tutt’altro…
Il sultano Mangogul si annoia tantissimo e consulta un mago che, per distrarlo dalla quotidianità, gli dona un anello che ha il potere di far parlare i gioielli delle donne.
Appena Mangogul punta il gioiello verso una fanciulla sente qualcosa parlare, l’anello funziona!
C’è solo un piccolo problema, la voce proviene da sotto la gonna…insomma, l’anello ha il potere di far parlare quel gioiello femminile.
Ed ecco che il sultano inizia a puntare di qua e di là l’anello, anche nel proprio harem…tenete presente che le donne erano tutte coperte (come si usa tuttora negli ambienti fondamentalisti islamici) e la verginità era prerequisito essenziale.
Apriti cielo! I gioielli confessano tutto, senza pudori(quello di una sedicente vergine confessa addirittura un bramino, due giardinieri e tre cavalieri).
Diderot traccia nel libro i profili femminili, suddivisi in base alle varie dichiarazioni dei loro gioielli e a come le donne reagiscono ascoltandole…ci sono quelle lussuriose che godono ad ascoltare, quelle che fan finta di niente e quelle che non han mai saputo dir loro di no…
Un’opera del genere, la prima a parlare (e a far parlare) dell’organo genitale femminile non poteva che nascere dalla mente rivoluzionaria di un Illuminista.
La vagina è, in questo libro, il mezzo attraverso il quale si esplicita l’anima femminile.
Anzi il buon Denis arriva a dichiarare che se le donne hanno un’anima, questa risiede sicuramente nella vagina (contrapponendo in modo scherzoso il sesso alla ghiandola pineale indicata da Cartesio).
Molti di voi grideranno allo scandalo, lo so, ma vi assicuro che in questo libro non c’è nulla di così licenzioso e soprattutto nulla di così misogino.
E’ un’opera molto semplice ma animata da così tanta vivacità e da così tanto brio da mascherarne la sua debole ossatura.
La misoginia, veleno sotterraneo di tutta la letteratura erotica, in questo romanzo risulta largamente smentita e contraddetta…è vero che gli esperimenti dell’anello magico portano immancabilmente alla conclusione che la fedeltà delle donne(ma anche la loro intelligenza e sensibilità) è una chimera, ma è altrettanto vero che il sostenitore più accanito è il sultano, personaggio simpatico e buontempone, ma di modestissima levatura intellettuale e che l‘unico personaggio che brilli per acutezza d’ingegno, sensibilità, pazienza e limpidezza morale sia proprio una donna, la sua favorita.
E non a caso la storia si conclude proprio con la scoperta di questa perla rara, che come in tutte le favole, il protagonista aveva accanto a se senza saperlo.
Dall’ingegno di Diderot è nata così questa creatura, a mio parere originale e unica, ma non per questo priva di una sua vitalità e di una sua gradevolezza.
Per apprezzarla, basta rilevare la straordinaria naturalezza dello stile di Diderot, l’insensibilità dei passaggi dal registro erotico a quello satirico, l’eleganza dei passaggi dal racconto salace alle digressioni pensose.
Non ci sono cadute di stile, né insistenze pedantesche, tutto il romanzo riesce sempre a comunicare con la stessa efficacia le audaci bizzarrie e gli umori polemici degli illuministi.
Un romanzo che rappresenta una felice commistione tra serio e faceto, tra licenzioso e sentimentale, tra fiabesco e satirico, un’opera sul generis, se così si può definirla.
Ora la domanda è: Diderot quale significato attribuisce a quest’opera? Cosa ci vuole insegnare? Qualcosa sulle donne?
A mio parere non vuole consegnarci messaggi, femministi, maschilisti, naturalistici o cose così, vuole solo sdoganare un argomento da sempre censurato, il sesso.
E lo fa con ironia, con classe, con stile e con una buona dose d’eleganza, anche quando si parla di vagine, anche quando sono le vagine a parlare.
Voto: 7