FESTA MOBILE, Ernest Hemingway

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view post Posted on 6/11/2010, 19:33
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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FESTA MOBILE Ernest Hemingway

1964

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Un lieve soffio di nostalgia

È strano a volte tornare indietro nel tempo, i ricordi si mescolano alla fantasia, i contorni si affievoliscono, gli angoli si smussano.
Anche la povertà può apparire felice, forse solo perché è passata, o forse perché i ricordi ti portano indietro nel tempo quando si era giovani e tutto appariva semplice e grandi speranze accompagnavano i nostri sogni futuri. ale per tutti noi, vale per Hemingway ancor di più, da sempre alla ricerca di qualcosa in grado di calmare quell'angoscia che gli bruciava dentro, che lo bruciava senza tregua.
Un vecchio baule ritrovato, polveroso e pieno di carte, di vecchi quaderni.
Appunti, note di lavoro, semplici cenni, in realtà interi anni di vita, un lungo periodo di ricordi felici, il giornalismo, i primi racconti, Fiesta, e poi l'amore per Hadley, almeno fino a Pauline Pfeiffer, e il piccolo Bumby.
E le bevute, le amicizie, gli scrittori, i pittori, la voglia di scrivere, l'amicizia con Francis Scott Fitzgerald, un talento naturale come il disegno tracciato dalla polvere sulle ali di una farfalla.
Un libro di ricordi, dei ricordi di una persona speciale come il vecchioErnest, ma anche di fantasia, di invenzione, quella fantasia che tinge i ricordi e a tratti un libro di lieve confessione, un parlare, un borbottare, tra se e se, quasi con una lieve timidezza, con la voglia di sentirsi parlare, di sentirsi felice ancora una volta, un'ultima volta.
Scritto tra il 1957 e il 1961 con infinita difficoltà, come molti degli ultimi frammentati scritti di Hemingway, Festa Mobile diventa quasi un testamento del vecchio scrittore, con la sensazione sempre di poter scrivere qualcosa di veramente bello, con la frustrazione in molti momenti di non riuscire più a scrivere.
Diceva al suo vecchio amico Hotchner:"Non riesco a finire il libro. Non riesco...Un libro dannatamente meraviglioso e non riesco a finirlo. Mi capisci?" .
Posso solo intuire la frustrazione che il vecchio Ernest provava in quei momenti, per lui che era sempre stato così importante poter scrivere, ma erano già gli ultimi anni, quelli più difficili, ormai era già il vecchietto di “Un posto pulito, illuminato bene”.
"Di che aveva paura? Non era paura né terrore, era un nulla che egli conosceva anche troppo bene, ma cominciare questo discorso ci porterebbe lontano, forse anche oltre questo libro, però è comunque necessario capire il momento in cui questo romanzo venne scritto, l'ultimo periodo della sua vita, quando quella sensazione di nulla si era fatta più forte, sempre più forte e quando Ernest non riusciva più a opporle con continuità le sue parole scritte.
Non riuscire più a scrivere per lui era un'ammissione di debolezza, la più forte ammissione e la consapevolezza che ormai quel nulla era vicino e nondimeno si accorgeva di quanto bello potesse essere un libro che tornava indietro alla sua gioventù, ai ricordi più lontani, ai sogni più grandi.
La Parigi dei bei tempi andati, forse, anche solo inconsapevolmente, il suo libro d'addio, come già lo era stato “Il vecchio e il mare”, solo questa volta da una prospettiva diversa, da quella dei ricordi, da quella della giovinezza, quasi a tentar di voler dimenticare l'impotenza di una vecchiaia che stava minorando le sue capacità, la sua voglia di vivere, di scrivere.
Festa mobile è un libro poetico – memorialistico, idue piani, quello dei ricordi e quello della fantasia, si mescolano di continuo, certo alcuni eventi prendono solo spunto dalla realtà per venir colorati dai ricordi di Hemingway, ma in fondo lui non voleva solo fare un libro di ricordi, il suo intento era anche altro, era comunque quello di scrivere un libro, una libera rievocazione della vita, come disse lui stesso.
E nondimeno rimane un testo importante per capire la giovinezza di Hemingway, per capire quanto quegli anni furono importanti nella sua formazione di scrittore, per capire come scriveva, con che rigore e che entusiasmo.
Penso che questa sia la parte meno inventata del libro e a livello di ricerca la più importante, in alcuni capitoli racconta di come scrivesse in quegli anni, che fu poi il metodo che uso per tutta la vita.
L'attenzione, il rigore, la precisione, la capacità di riscrivere quello già scritto, di criticarsi.
È forse questa la parte più bella di tutto il libro, immaginarlo la mattina presto con i suoi fogli, le sue matite, ma forse questi sono solo immagini di un innamorata di papa Ernest.
"Mi addentrai nella storia e mi ci smarrì"...sono semplici parole, ma che a me fanno pensare a quanto amore Hemingway avesse per la scrittura, per lo scrivere, a quanto fosse importante per la sua vita, quanto ci tenesse.
"Dopo un racconto ero sempre vuoto e triste e felice insieme".
Questo era Hemingway, come anche molti dei suoi eroi, vuoto, triste e felice insieme.
Ci racconta in questo libro di come cambiò il suo modo di scrivere dai primi racconti a Fiesta, dal partire con il ridurre le frasi, le parole fino alla capacità di eliminare tutto il superfluo, tutto quello che non serviva per davvero alla storia, al racconto.
La capacità di dire l'indispensabile, di non andare oltre, di lasciare le immagini negli occhi di chi leggeva e il richiamo a quello che forse fu il modello che lo ispirò, “I racconti di Sherwood Anderson”, scritti con semplicità e scritti da una persona che conosceva la gente di cui parlava e provava per loro un profondo interesse.
Fu questo poi sempre l'idea di Hemingway: "scrivete di quello che sapete e scrivete con sincerità. I libri devono parlare di persone che conoscete e non di persone sulle quali fate degli studi".
E poi un'immagine che amo molto, quella della fantasia da non svuotare mai.
La capacità di Hemingway di fermarsi mentre scriveva anche, soprattutto, quando le cose andavano bene.
"Avevo già imparato a non vuotare mai il pozzo della mia fantasia, ma a fermarmi sempre quando c'era ancora qualcosa, là in fondo, e a lasciare che tornasse a riempirsi durante la notte con l'acqua delle sorgenti che lo alimentavano".
Ma non è solo questo Festa mobile, èanche il racconto degli anni della giovinezza e della povertà, del mangiare poco, a volte niente, del bere, delle corse dei cavalli, dei pittori, degli scrittori, delle amicizie.
Forse è questa la parte più romanzata, almeno in certi tratti, in certe avventure, ma di base gli incontri, i momenti, i dialoghi sono tutti veri.
E quale esperienza deve essere stata incontrare Picasso, Joyce, Ezra Pound, ogni incontro di questi renderebbe particolare una intera esistenza e in quegli anni a Parigi queste persone si potevano incontrare tutte insieme e imparare qualcosa da ognuna di loro.
Non a tutti piace Hemingway, ma questo è un Hemingway particolare, diverso, insolito.
Certo leggendo il libro molte pagine sono il suo stile pure, come in tanti altri libri, ma c’è qualcosa di più in questo, una lieve malinconia, appena nascosta, appena celata, ma che si sente nelle pagine, nelle parole, una nostalgia di quella felicità che aveva conosciuto in quegli anni, di quella felicità che sapeva bene non avrebbe più potuto avere.
C’è una pagina, all'inizio, che racconta tutto questo e mi porta subito alla mente il suo racconto che amo di più, “Un posto pulito, illuminato bene”, un racconto scritto tanti anni prima, che già parlava di Hemingway verso la fine della sua vita.
Rileggere parole così simili in questo libro che è il suo ultimo libro fa pensare.
"Era un caffè simpatico, caldo e pulito e accogliente"...mi piace sempre immaginarlo così Hemingway, mentre sta entrando, sorridente, nel suo caffè.

Voto: 8
 
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view post Posted on 23/11/2010, 02:16
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Sapiente Malizioso
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Questa recensione lunga e tanto accurata m'è proprio piaciuta, brava Simo! :D Fa sempre piacere vedere che c'è qualcun altro che amam Hemingway! Detto questo urge lettura di questo volume! :D
 
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LadyTriffide
view post Posted on 23/11/2010, 16:14




Devo assolutamente smetterla di fissarmi sulla pessima impressione avuta con "Il vecchio e il mare" e comprarmi un libro di Hemingway! :(
 
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Baba1989
view post Posted on 23/11/2010, 19:14




Una recensione accuratissima la tua, Simo, per uno scrittore che adoro.. :)
Questo libro manca anche a me, fa parte di quelle poche opere di Hemingway che non ho ancora letto perchè mi spaventa il momento in cui non avrò più nulla da leggere di suo.. :)

Lady, Il vecchio e il mare per me è il suo libro meno rappresentativo e meno bello, figurati! :)
 
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3 replies since 6/11/2010, 19:33   396 views
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