L'ALCHIMISTAdi
Paulo Coelho1988Il marketing e le sue dure leggiE' da un po' di tempo che mi arrivavano da più parti notizie di Paulo Coelho come di un grande scrittore e, come mi accade spesso, più una cosa è pubblicizzata, più cresce in me la repulsione nei suoi confronti.
Siccome alla mia curiosità non riesco mai a dir di no, ho deciso di provare finalmente l’Alchimista, ritenuto da tutti il suo capolavoro.
L’ho letto in appena mezz’ora e la sensazione che ne ho ricavato non è delle più lusinghiere nei confronti di questo autore: questo Paulo Coelho è un gran paraculo, che, peraltro, non sa nemmeno scrivere.
Partiamo con ordine.
Santiago è un adolescente che studia in un seminario e, spinto dal desiderio di viaggiare, chiede al padre di abbandonare gli studi per seguire il suo destino.
Secondo lui l’unico mestiere che può permettergli di muoversi liberamente è il pastore(mah…) e così decide di diventarlo.
Trascorre due anni della sua vita svolgendo questo mestiere e pensa che muoversi per le campagne dell'Andalusia con il suo gregge sia la vita che vuole fare, ma un giorno, fermatosi in una chiesa diroccata, dove trascorre la notte ai piedi di un sicomoro, sogna per ben due volte di dover andare a cercare un tesoro ai piedi delle Piramidi.
Questo sogno lo turba notevolmente tanto da cercare qualcuno che lo aiuti a interpretarlo…si reca così da una zingara, ma la sua interpretazione non lo convince, poi incontra un vecchio,il re di Salem, che lo sprona a seguire il suo sogno e a recarsi in Egitto, perché ogni uomo ha un suo destino da seguire e bisogna imparare a leggere quello che il destino ha scritto per ciascuno di noi, cioè la nostra "Leggenda Personale".(che bella questa filosofia da baci perugina, me gusta mucho).
Il re di Salem, gli ricorda che "tutto è possibile, e gli uomini non hanno paura di sognare e desiderare tutto quello che vorrebbero veder fare nella vita.(ma per favore dai, una retorica simile non si è mai vista).
Santiago vende dunque il suo gregge e s’imbarca per l'Africa, seguendo il suo folle sogno, alla ricerca delle Piramidi e del suo tesoro(il resto è meglio che lo tralasci, non vorrei farvi venire un collasso nervoso).
Ho letto paragoni con Gabriel García Márquez…molto probabilmente chi li confronta non ha mai letto nulla di Marquez o, peggio ancora, non capisce nulla di letteratura.
Terminata la lettura mi sono sentita un essere spregevole perché non ho compreso appieno i profondi significati che hanno commosso e affascinato milioni di lettori.
Allora ho deciso di rileggerlo(ho pensato “sarò io che sono stupida o peggio ancora ignorante in materia”) e sono giunta di nuovo all’amara conclusione: questo libro è solo un’inutile e vuota accozzaglia di luoghi comuni e frasi a effetto messe l’ per fregare l’ignaro lettore.
Una trama pesante e inconcludente, sospesa a metà tra in un nirvana senza tempo e una favola di Esopo, una morale abbastanza scontata, una storia banale con all' interno una tonnellata di frasette a effetto che però si rivelano banalità nella maggior parte dei casi, simili a quelle dediche sui diari che solevo scrivere quando ero una spensierata adolescente.
Coelho inoltre nelle sue "riflessioni" fonde senza un nesso alcuno filosofia classica, moderna, concetti cristiani, buddismo, spiritualismo new-age, mettendoci ben poco di innovativo.
Un libro che non è altro che un miscuglio di frasi del tipo “segui il tuo cuore”, “non aver paura del domani”, “ascolta il tuo cuore” e via dicendo, ma a questo punto, a saperlo, mi compravo una scatola di bacetti perugina, avrei risparmiato e ne avrei sicuramente goduto di più.
E come dimenticare poi la morale finale “se seguirai i tuoi sogni, l'universo cospirerà affinchè essi si realizzino"…si, come no, nel mondo di Topolinia o di Paperopoli (senza contare che trovo assurdo il concetto che tutto giri intorno a noi stessi…una concezione così egocentrica della vita io non l’ho mai avuta).
Insomma, questo libro c’entra ben poco con la vita vera, fatta di gioia, certamente, ma anche di estreme difficoltà, non basta desiderare fortemente qualcosa perchè questa si avveri(magari fosse così, chissà quante cose avrei realizzato ora nella mia vita) e soprattutto non si può pretendere di parlare della Vita e poi ridurre tutto a quattro frasette banali che parlano di un bel mondo facile e fasullo che non esiste e mai esisterà.
Temi come l’amore, la filosofia e la vita trattati con una superficialità (da non confondere assolutamente con l’ingenuità)e falsità (da non confondere assolutamente con l'ottimismo) disarmanti e assolutamente vergognosi.
Per chi vuole davvero con fantasia e semplicità imparare qualcosa sulla vita, leggetevi il bellissimo romanzo di Michael Ende, “la storia infinita” e lasciate perdere quest’ammasso di insulsaggine e banalità.
Voto: 4
Edited by La Fata delle Tenebre - 30/1/2011, 11:25