PSYCHO, Alfred Hitchcock

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view post Posted on 7/12/2010, 19:23
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Psycho (USA 1960)
di Alfred Hitchcock
con Anthony Perkins, Janet Leigh, Vera Miles, John Gavin, Martin Balsam, John Anderson

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Indagine profonda negli abissi della mente

Arizona.
Marion è l'impiegata di una società immobiliare.
Un venerdì sera, prima di un lungo week end, riceve dal suo principale il compito di depositare in banca 40.00 dollari.
La donna, durante il tragitto che la separa dalla banca, pensa che quella cifra rappresenterebbe la risoluzione di tutti i suoi problemi: potrebbe sposarsi e vivere con il suo amante Sam senza alcuna preoccupazione.
La decisione scatta fulminea: intascata la somma, Marion si dirige a bordo della sua auto verso la California.
Durante la fuga (e obbligato cambio d'auto ) la donna decide di fermarsi a riposare in un Motel(un acquazzone sta imperversando) e il prescelto è quello gestito da Norman Bates, giovane ed educato uomo che mostra il desiderio di fare due chiacchere con Marion.
La donna, purtroppo, è molto preoccupata per il suo ingente malloppo ( che nasconde al'interno di un giornale ripiegato su sè stesso ) ma, poco prima di andare a bere un bicchiere di latte in compagnia di Norman , assiste ad una scena strana: dalla finestra della sua camera intravede una casa che si erge a pochi metri dal Motel.
Dalle finestre illuminate scorge la sagoma di Norman e lo sente discutere animatamente con un'anziana donna, che scoprirà essere la madre del ragazzo.
Dopo una frugale cena , Marion si ritira nella sua stanza e si prepara al relax più totale: una bella doccia toglierà tutti i problemi.
Qualcuno, però, interrompe quel momento e, giunto alle spalle della donna , la uccide.
Passano i giorni e la sorella di Marion, Lila preoccupata per la scomparsa della donna , si rivolge a Sam .
I due iniziano a indagare contemporaneamente al detective privato Arbogast, assunto dall'agenzia presso cui lavorava Marion.
Le indagini portano l'investigatore proprio al Motel gestito da Norman e i sospetti si fanno assai corposi.
Per cercare di vederci più chiaro, Abrogast decide di interrogare la madre di Norman, ma........
Con "Psycho" è stata scritta una pagina della storia del cinema, una delle più belle e terrificanti, davanti alla quale i film odierni (tranne rarissime eccezioni ) sembrano scomparire, relegati alla banalità.
Benchè sia stato girato nel 1960, ancora oggi la visione del capolavoro Hitchcockiano sa stupire e appassionare, sia per la tecnica cinematografica che per la trama ( molto attuale, nonostante i tempi).
La velata sensualità che attraversa l'opera (basti pensare alla scena iniziale in cui Janet Leigh è in una camera d'albergo in desabillè, accanto al suo amante, chiaramente reduci da un incontro amoroso, o la nudità intuita nella notissima scena della doccia) fa da netto contrasto all'atmosfera morbosa e opprimente che permea tutto il film.
Agghiaccianti le riprese del Motel sotto una torrenziale pioggia, capaci di rendere l'idea di un luogo desolato e ambiguo, così come quelle della casa di Norman Bates, sempre inquadrata dal basso verso l'alto, contro un cielo scuro e tetro.
E poi la celeberrima scena della doccia, con un montaggio maniacale fatto di stacchi continui, ora il getto della doccia ripreso dal basso, ora il volto dell'attrice, ora l'ombra dietro la tenda, ora lo scintillio sinistro della lama, quasi fossero flash, il tutto a creare magistralmente quella tensione che soltanto Hitchcock riesce a trasmettere.
Metri e metri di pellicola sono stati utilizzati, scartati, montati, per creare questa sequenza che da sola è un capolavoro cinematografico, tanto è vero che non vi è regista che, nel realizzare un thriller, non citi o imiti il grande regista inglese.
Tutte le volte che la rivedo, quel sangue color inchiostro che scivola a mulinello nello scarico ai miei occhi diventa rosso, è rosso, è sangue.
Che dire poi della discesa nella cantina, con la lampada oscillante a creare quel gioco di chiaroscuro, per creare la suspence, per far correre un brivido nello spettatore…la luce e il buio, il bene e il male, il gioco della duplice personalità, tutto attraverso la metafora resa semplicemente dal dondolio di una lampadina, metafora che possiamo ritrovare nell'intermittenza, dovuta a un guasto, dell'insegna al neon del Motel Bates.
E dulcis in fundo la scena che conclude il film, il sorriso muto, ambiguo e maligno dello psicopatico Norman Bates, con quella quasi impercettibile sovrapposizione di un teschio sopra il volto di Perkins, a sottolinearne la diabolica e mortifera personalità…un autentico colpo di genio.
Ottima interpretazione di Antony Perkins, talmente intensa da segnare il suo destino, ma il film ha segnato molti, secondo la leggenda metropolitana: Perkins, appunto, da allora ha dovuto ricorrere alla psicoanalisi e la Leigh non ha più fatto una doccia in una stanza d'albergo.
E un film che segna indelebilmente anche gli spettatori, che li fa precipitarein un vortice d’orrore e di follia senza fine.
La differenza tra un genio del cinema e un bravo regista è che il primo crea, il secondo non può che emulare.
Pietra miliare del cinema

Voto: 9.5
 
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view post Posted on 8/12/2010, 18:09
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Sapiente Malizioso
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Gran bel commento Simo, gtazie per averlo postato; io ho troppo timore/rispetto per l'importanza della pellicola per riuscire a produrre qualcosa di "commestibile" :D
 
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1 replies since 7/12/2010, 19:23   92 views
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