DALLA PARTE DI SWANN, Marcel Proust

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view post Posted on 15/12/2010, 20:03
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DALLA PARTE DI SWANN
di Marcel Proust

1913

La conoscenza dell'anima

La prima volta che ho sentito parlare di questo libro è stato a scuola, alle superiori.
La mia insegnante di Lettere amava in modo quasi spasmodico Proust e ricordo che dedicò a questo magistrale autore quasi tre mesi lezioni e per farci capire meglio il suo linguaggio tutte le mattine ci leggeva un piccolo pezzo iniziale.
Le parole avevano su di me un effetto quasi ipnotico, sentivo che venivo sempre più trascinata dall’onda immobile e delicata di quei piccoli scorci di brani e, alla fine, ero talmente presa che andai dalla mia insegnante e la pregai di prestarmi quel monumentale libro.
Lei, da gran donna saggia quale era e quale è sempre stata, mi disse di aspettare, perché non era ancora il mio momento, non ero pronta ad affrontare quella lettura.
Non smetterò mai di ringraziarla la mia insegnante…ora che è giunto quel momento, le sono debitrice di avermi consigliato di aspettare, perché non avrei sicuramente capito(e apprezzato) ciò che avevo davanti.
E’il libro più sublime che abbia mai letto, è stata per me una sorta di ’apologia della sofferenza, una lunghissima digressione nei ricordi, nei profumi, e nelle sensazioni di una coscienza.
Leggere Proust è come ascoltare della buona musica: perdersi tra le sue note è meraviglioso, un’esperienza quasi paradisiaca, ma bisogna essere un po’ preparati però per addentrarsi nel vortice sinuoso dei suoi periodi che si attorcigliano tra loro, che scendono e risalgono con fluidità fino a esplodere con improvvisa forza e violenza.
Tutti noi siamo stati a Combray, tutti noi, suoi amanti, riassaggiamo nei nostri pomeriggi piovosi e forse aridi per fraintendimenti, delusioni, storie perdute la nostra piccola madeleine intinta nel tè.
Ma come Marcel, solitario nel suoi ultimi anni nella sua stanza rivestita di sughero, dobbiamo toglierci le maschere per vedere veramente dentro noi stessi, per capire realmente chi siamo, senza la impalcature superficiali che talvolta indossiamo per sembrare chi vorremmo essere.
E’ la storia di una vita, che assomiglia molto a quella di Proust, che noi tutti viviamo trepidanti insieme al protagonista, viviamo intensamente la vocazione per la scrittura, un sogno che sembra non potersi mai realizzare, ma che infine lo sarà, come per un insperato miracolo.
I suoi personaggi non sono mai esistiti, sono tutti inventati, ma possiedono però molte assonanze con la vita reale, in parole povere sembra tutto falso quando invece tutto risulta vero.
Proust sembra descrivere un’isola felice, una società che si esalta, che si loda, che s’incensa, ma in realtà ci svela con una velata tristezza la visione pessimistica e controversa di questo mondo così attento alle apparenze e così poco propenso all’affetto e alla comprensione.
Quando arriverà il momento adatto continuerò ancora a leggere quest’opera, per ora mi fermo qui, ma il mio cammino è appena iniziato e non ho alcuna intenzione di abbandonarlo.
Posso però dirvi fin da ora che questa lettura non ha cambiato la mia vita come è accaduto a molti altri lettori, ma ha cambiato il modo che ora ho di intenderla, mi ha aperto un nuovo orizzonte, forse più di qualsiasi altro autore, ma soprattutto mi ha insegnato a conoscere meglio me stessa e, di conseguenza, ad apprezzare ancor più ciò che possiedo e ciò che mi circonda.
E’ un’esperienza che consiglio a tutti.
Voto: 9.5

“A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: "Mi addormento". E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V”.




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Edited by La Fata delle Tenebre - 30/1/2011, 16:15
 
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Narelen
view post Posted on 17/12/2010, 21:01




Bellissima recensione.
E' vero, questa dev'essere una di quelle opere per cui deve esserci un periodo adatto, perché merita. Ed é vero anche per me che non mi ha cambiato la vita, ma mi ha costretta a riflettere su molti suoi aspetti, spiegandomi dinanzi dei lati che non avevo saputo intendere e comprendere come le parole di Proust riescono a fare.
 
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Makino
view post Posted on 9/6/2011, 12:34




Ciaoooo sono alle prese con la tesina di maturità e non so cosa posso portare di francese! L'argomento della tesina é sull'apparenza e realtà : la maschera...Secondo te posso collegare Proust?
 
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view post Posted on 10/6/2011, 15:21
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Ciao :)
Apparenza e realtà dici? Si, la recherche è l'ideale, ma non solo, io punterei anche su Rostand e sul suo Cirano de Bergerac.

Se ti servissero altri autori non francesi puoi scegliere tra un Pirandello(Uno, nessuno e centomila), un Beckett(Aspettando Godot), un Henry James(Giro di vite) o un Dostoevskij(Il sosia).

In bocca al lupo. :)
 
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Makino
view post Posted on 11/6/2011, 10:28




Ciaoooo,grazie per avermi risposto! A me sarebbe piaciuto portare Cyrano ma non l'abbiamo fatto...Neanche sul libro di letteratura c'è. E Beckett potrebbe andare bene in inglese?( avrei voluto scegliere Oscar Wilde, ma già 2 persone lo portano e in più verremo interrogate lo stesso giorno!Quindi non era possibile Q___Q) Ah un'altra domanda( se ti scoccio scusa!) Perchè Swann quando frequenta l'alta società fa finta di non aver rapporti con Combray , con la famiglia del narratore ecc. e viceversa? Si può dire che lui indossi delle maschere?
 
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view post Posted on 13/6/2011, 15:03
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Si, è un autore irlandese, va benissimo. :)
Come non avete fatto Rostand? Questa è una grave lacuna, quando avrai finito con gli esami e sarai un pò più calma ti consiglio di leggerlo, è davvero un'opera che merita, soprattutto in un mondo come oggi, tutto dedito all'apparenza.
Per quanto riguarda la tua domanda la mia risposa è si, il libro è un pò tutto incentrato su questo, sul rapporto tra essere e apparire, tra l'autentica verità che si prova nell'animo e il volto che si assume, proprio come se si indossasse ogni giorno una maschera. :)
 
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Makino
view post Posted on 13/6/2011, 22:03




ok grazieeeeeeeeee mi sei stata di grande aiuto! ^____^
 
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maxmagnus
view post Posted on 25/11/2012, 14:05




Il ricordo d'una certa immagine non è che il rimpianto d'un certo istante...."

Il titolo di questo commento sono le ultime parole con cui si conclude il primo romanzo del ciclo Alla ricerca del tempo perduto e ne rispecchia, almeno secondo me, il senso dell'opera.

Nessun altro scrittore prima di Proust ha mai sentito cosi emotivamente e sentimentalmente l'oblio del tempo che tutto cancella e che ha conservato per sempre quegli attimi fuggenti nella memoria e nel cuore.Ed è bastato il sapore di una "madeleine", per richiamare nella mente di Marcel il sapore dell'infanzia perduta,il sapore di quelle giornate estive indimenticabili, passate a Combray.
Vengono quindi delineati personaggi indimenticabili:la zia Leonia,la madre e il padre, la governante Francoise,Swann e la "cocotte" ed arrampicatrice sociale (che poi diverra la moglie di Swann) Odette, la cui storia d'amore sara raccontata nella seconda parte, la loro figlia Gilberte(che sara protagonista nella terza parte del romanzo), "la fanciulla in fiore", il tenero amore adolescente e non corrisposto di Marcel.
Nella memoria di Proust quindi si fissano incontri meravigliosi con diversi personaggi e varie famiglie borghesi e nobiliari e ne registra nell'anima, le reazioni , le emozioni e le meditazioni che da ciò scaturiscono. Non solo persone ma anche momenti indimenticabili della sua infanzia a Combray, come il rito del bacio della buonanotte , quel momento unico e delizioso, quel sentire la dolcezza delle labbra materne sul proprio viso, attimi rassicuranti, confortanti, meravigliosi che l'autore cattura per sempre e custodisce nella sua anima, mettendoli al riparo dall'oblio del tempo.
Un rito a cui non ci siamo sottratti ,con piacere, molti di noi, quando eravamo bambini.Ed è giusto notare come il personaggio di Swann viene, nella prima parte, visto quasi un nemico da Marcel, perche a volte impedisce, con la sua presenza, quel rito meraviglioso. E viene visto, nel tempo, invece sotto una luce diversa, nella terza parte, quando adolescente si innamora della figlia Gilberte. Il tempo visto da Proust come una continua trasformazione delle singole esperienze.
Le ultime pagine della terza parte sono piene di malinconia, perche il Proust adulto si accorge che quel mondo tanto amato e desiderato non c'è piu, le automobili hanno sostituito le carrozze ,le persone sono invecchiate, la moda è cambiata,tutto è cambiato. Panta rei, come diceva qualcuno. C'è in Proust una profonda nostalgia verso questo mondo in disfacimento, ma, attenzione, di cui lui ne fa anche una lucida analisi, mettendone in evidenza anche gli eccessi, la superficialità, le ambiguità, l'ipocrisia.
La sua prosa è meravigliosa,(e dire che all'inizio qualcuno la criticò anche), rivoluzionaria, metaforica, impegnativa perche ricca di sfumature(e per questo mertirebbe diverse letture),dotata di una fantasia e varieta lessicale senza eguali,che si dispiega come una sinfonia musicale capace di catturare il tempo perduto.
Attendo di leggere gli altri due capitoli.
 
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7 replies since 15/12/2010, 20:03   1268 views
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