LA BIBLIOTECA DEI LIBRI PROIBITI, John Harding

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view post Posted on 31/3/2011, 15:54
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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LA BIBLIOTECA DEI LIBRI PROIBITI di John Harding

2009

biblioteca+libri+perduti

Chissà cosa avrebbe detto Henry James se avesse avuto l’opportunità di leggere questo libro.
Di certo sarebbe rimasto sconvolto dall’apprendere che uno dei suoi romani più belli e intriganti, “Giro di vite”, è stato spudoratamente riletto e travisato da questo scrittore moderno che risponde al nome di John Harding.
Personalmente non sono contraria alle cosiddette scopiazzature letterarie, per me nella vita uno può fare ciò che vuole, ovviamente nei limiti della legge e soprattutto della decenza, ma se si sente proprio la necessità di copiare un’idea altrui, che almeno lo si faccia come si deve, altrimenti si lasci il mestiere a chi lo sa fare meglio.
New York, fine del diciannovesimo secolo.
E’ notte fonda in un’antica dimora (e già l’ambientazione gotica mi faceva pregustare qualcosa d’intrigante… peccato non sia stato così).
Attorno all’austero maniero tutto è quiete, tutto è silenzio.
E’ il momento della giornata che Florence, un’orfana di dodici anni, attende con ansia ogni giorno… finalmente può avere accesso alla vecchia biblioteca del maniero.
In quella remota stanza ci sono gli unici amici che la fanciulla possiede, gli unici amici che le tengono compagnia nelle sue lunghe giornate solitarie, i libri.
Amici proibiti per lei, dato che lo zio, un uomo misterioso, che l’ha condannata a vivere da reclusa in quel vecchio maniero assieme al fratello minore Giles, le ha categoricamente vietato di imparare a leggere e a scrivere.
Ma disgraziatamente per lui Florence non è quella nipotina tutta sorrisi e moine, sempre pronta a obbedire a qualsivoglia desiderio degli adulti, Madre Natura l’ha dotata di un carattere forte, determinato, persuasivo, che le ha permesso di raggirare il divieto impostogli dall’uomo e di imparare così a leggere.
Ha capito che nei libri è racchiusa la strada per uscire da quella schiavitù e soprattutto ha capito che quello è l’unico modo per scoprire la verità sulla morte dei suoi genitori, scomparsi in circostanze misteriose quando lei era poco più di una bambina.
Ma la sua vita viene presto sconvolta dall’arrivo di una misteriosa istitutrice che sembra nascondere dentro di sé un oscuro e atroce mistero.
Avete presente quando qualcuno vi regala qualcosa che desideravate avere da anni e, subito dopo, senza un apparente motivo, ve lo strappa letteralmente dalle mani?
Bene, questa è la stessa sensazione che ho provato io dopo la lettura di questo libro.
La storia all’inizio promette più che bene (un castello misterioso, una biblioteca segreta, interminabili corridoi, un’atmosfera sinistra e pregna di misteri), ma poi si perde completamente, fino ad arrivare a un finale completamente inesistente.
Ed è proprio questo il vero punto dolente, il finale… Harding, dopo averci ingolosito con premesse di chissà quali scottanti rivelazioni, alla fine non ci svela un bel nulla, lasciandoci così, con un pugno di mosche in mano.
Nessuna spiegazione sulla figura femminile presente nell’album di fotografie della famiglia di Florence, nessuna spiegazione su quello strano rituale che ogni notte l’istitutrice compiva ai piedi del letto del piccolo Giles, nessuna spiegazione sulla vera natura della signora Taylor, su chi fosse in realtà e su quale legame avesse con i ragazzi.
Qualcuno lo ha definito un mezzo libro e non posso che dargli ragione…magari l’autore ha puntato tutto sull’effetto sorpresa, ma qualcosa alla fine non ha funzionato a dovere.
Inoltre ho trovato fuori luogo il linguaggio utilizzato dall’autore per esprimere i pensieri della protagonista, che nell’intenzione dell’autore doveva sicuramente sembrare originale e divertente ma che, alla fine, hanno avuto solo la funzione di irritarmi ancor di più.
Per me è stato come uno specchietto d’allodole, ammetto di essermi fatta abbindolare dalla trama, dall’accattivante copertina (è una meraviglia, l’unica cosa degna di nota), dalle ambientazioni e dalle atmosfere gotiche, ma alla fine mi sono trovata davanti solo un romanzo inconcludente, privo di alcun nesso logico e con troppi interrogativi irrisolti.
Come disse il grande e compianto Massimo Troisi “pensavo fosse amore, invece era un calesse”.
Deludente.

Voto: 5

Edited by LordDunsany - 13/10/2013, 03:21
 
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