L'ESTATE INCANTATA, Ray Bradbury

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view post Posted on 24/8/2011, 23:18
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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L'ESTATE INCANTATA Ray Bradbury

1957

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Douglas Spaulding è un vivace ragazzino di dodici anni, appassionato di racconti a sfondo fantascientifico.
L’estate del 1928 sarà per lui indimenticabile, nell’arco di tre mesi verrà a conoscenza di molte cose sul significato del mondo che lo circonda, sui desideri, sui sentimenti che pervadono l’animo umano, sulle piccole gioie quotidiane, ma anche sui dolori che ci accompagnano durante il difficile cammino dell’esistenza.
Sarà un’esperienza unica per lui, un’esperienza che lo farà maturare e lo accompagnerà nel difficile passaggio all’età adulta.
Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è un tema ricorrente in letteratura, basti pensare a capolavori come “Piccole donne” di Louisa May Alcott o "Il giovane Holden” di Salinger, ma nessuno di questi autori è riuscito a descrivere questo delicato periodo della vita di ognuno di noi con tale delicatezza e malinconia come Ray Bradbury.
Non ci sono quei mondi irreali a cui Bradbury è molto legato(basta leggere alcune sue opere come la raccolta di racconti “Molto dopo mezzanotte” o il suo capolavoro assoluto, “Fahrenheit 451” o ancora “Cronache marziane”), in questo romanzo è presente solo la realtà, una realtà magica, misteriosa, affascinante, così come può solo apparire agli occhi innocenti di un bambino.
La fantascienza ricopre solo un ruolo marginale, Bradbury ha preferito concentrarsi su una delle più delicate fasi che ogni essere umano si trova ad affrontare nel corso della propria vita, il passaggio dall’età fanciulla all’età adulta e lo fa con un ritratto delizioso di un bambino e dei suoi coetanei, alla continua ricerca di una macchina che li porti indietro nel tempo, che li porti a vivere avventure strabilianti, quelle stesse avventure che sentono raccontare dalla bocca degli anziani.
L’atmosfera che pervade il romanzo è ovattata, onirica, dolce, struggente, che sembra quasi voglia dare allo spettatore quella sensazione di rimpianto, di nostalgia nei confronti di un passato ormai perduto, ma che può rappresentare un punto d’inizio per il futuro.
Una lettura che è stata una rivelazione per me, che mi ha appassionato, che mi ha commosso, che mi ha riportato alla mente un film che ho amato, “Stand by me-ricordo di un’estate” di Rob Reiner, che mi ha lasciato dentro un senso di malinconia e di tristezza che non riesco ancora ad allontanare, ma soprattutto che mi ha permesso di conoscere e apprezzare ancor di più un autore che qualcuno ha giustamente definito l’indiscusso “poeta della fantascienza”.

Voto: 7.5

"Lei era in camicia da notte e sedette accanto a lui, sull'altalena; non era magra come diventano le ragazze a diciassette anni, se nessuno le ama; non era grassa come diventano le donne a cinquant'anni, se nessuno le ama. Era proprio giusta, tonda e soda, come sono le donne a qualunque età, pensò suo marito, se non dubitano di essere amate"

"Le cose che si sono viste una volta non possono morire, semplicemente non possono. Da qualche parte, nelle celle gocciolanti di cera di un alveare o nelle trentamile lenticole che ornano la testa di una falena, tutti i colori e le cose viste in un dato anno dovevano potersi ritrovare"

"Si può trovare un equilibrio tra il corpo, pietosa ed egoista creatura della notte, e l'intelletto, fatto per una vita solare e attiva? Non lo so. Ma so che quando la sua mente e la mia si sono incontrate, i nostri pomeriggi in giardino si sono trasformati in qualcosa di unico"
 
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