| "Le mani e la pazienza di una donna sanno trasformare in una rosa gli stessi tormenti dell’Inferno".
Il Marchese Donatien-Alphonse-Francoise de Sade è stato senza alcun dubbio uno dei personaggi più discussi e controversi della letteratura. Spirito indomito, ribelle, anti-conformista, amante della sessualità più trasgressiva(che da lui prese il nome di sadismo), passò buona parte della sua vita in prigione per finire poi i suoi giorni in un manicomio. A questo personaggio Mishima dedica una delle sue opere più raffinate e suggestive, una rappresentazione teatrale che rievoca un episodio privato della vita del discusso marchese. Il fulcro dell’intera rappresentazione è il legame oscuro che il divino marchese ebbe con le donne, in particolare con sua moglie, la contessa Rene di Montreuil. Donna fedele e follemente innamorata del marito, madre dei suoi tre figli, per oltre vent’anni rimase al fianco del marito sopportando con estrema pazienza i suoi continui tradimenti, i suoi scandali, le sue, come dire, “manie erotiche”, battendosi per la sua liberazione, ma alla fine, quando lui tornerà a casa ormai stanco, malato e profondamente provato dalla terribile esperienza carceraria, lei si rifiuterà di accoglierlo e lo allontanerà per sempre dalla sua vita. Mishima era omosessuale e notoriamente misogino, raramente ha posto come protagonista dei suoi libri una donna(mi sovvengono alla mente solo “Musica” e “Dopo il banchetto” tra quelli che ho letto), questa volta di protagoniste ce ne sono addirittura sei, sei donne pronte ad analizzare minuziosamente, direi quasi a sezionare, come si fa durante un’autopsia, il divino marchese, pronte a mettere a nudo la vita di quell’uomo che hanno al contempo amato e odiato alla follia. Sei meravigliose mantidi, capaci di fare a pezzi, divorare, ingoiare e poi espellere la virilità maschile con una freddezza quasi agghiacciante, ma anche con quella vena di profondo amore e compassione che solo le donne sanno provare. Il vero uomo qui è rappresentato da loro, non dalla figura del Marchese che, lasciatemelo dire, ne esce letteralmente con le ossa rotte…una rivincita del mondo femminile creata, quasi per scherzo del destino, da uno degli scrittori più misogini che la letteratura abbia mai avuto. Un libro molto affascinante, scorrevolissimo da leggere, raffinato ed elegante, consigliato agli amanti della figura del Marchese De Sade(è di grande interesse vedere come uno scrittore giapponese affronti la grande e temuta figura di uno degli uomini più controversi della storia), ma soprattutto a coloro che detestano Mishima, forse questa potrebbe rappresentare una buona occasione per ricredersi sul suo conto. E, dulcis in fundo, un ringraziamento speciale a colui che mi ha prestato questo libro…grazie di cuore perché mi hai dato l’opportunità di conoscere un testo che non dimenticherò per molto tempo…grazie infinite.
”E’ un’ape operaia del piacere che, sotto l’abbacinante, implacabile sole estivo, raccoglie sudando il miele della tenerezza e lo dona a me, che l’attendo nella fresca penombra della mia cella. I fiori sanguigni da cui distilla il miele non sono nel modo più assoluto le sue amanti. Vengono santificate, calpestate, private del miele…nient’altro. Sono loro quelle che lui maltratta, non ti sembra.”
Voto: 7.5
|