LA LUNGA NOTTE DEL DOTTOR GALVANAutore: Daniel Pennac
Data di edizione: 2005
Numero di pagine: 77
Editore: FeltrinelliPer la serie “A me l’equipe di E.R e il dottor House mi fanno un baffo”Leggere Pennac è sempre un’esperienza indimenticabile, ha uno stile unico, inconfondibile, leggero, ironico, sagace, in una sola parola irresistibile.
Dopo Benjamin Malaussene e la sua allegra combriccola, ecco un nuovo personaggio che ha fatto letteralmente breccia nel mio cuore, il dottor Galvan.
Il nuovo Benjamin è un giovane medico tirocinante che una notte si ritrova alle prese con un paziente che definirlo surreale è poco.
Il degente infatti sembra soffrire di una grave e sconosciuta patologia che lo costringerà per l’intera notte a chiedere aiuto a tutti gli specialisti del nosocomio, dal cardiologo al pneumologo, dall’urologo al gastroenterologo, senza che nessuno di questi luminari riesca a capire cosa abbia.
L’unica sua salvezza sembra essere proprio il giovane dottorino, che ha scelto questo mestiere più per sentirsi parte integrante della società che per vera vocazione personale(nutre infatti una forte ossessione per i biglietti da visita, simbolo per lui dell’ammirazione degli altri ma che in realtà nascondo un forte senso di insicurezza), che tra una radiografia e l’altra, tra un esame specialistico e l’altro, tra un’analisi e l’altra, riuscirà a salvargli la vita(ovviamente il finale, per chi conosce bene Pennac, è a sorpresa).
Un racconto quasi perfetto che cattura il lettore con la sua surrealità e originalità, che lo catapulta per una mezz’ora(è questo il tempo che s’impiega a leggerlo data la sua brevità, appena ottanta pagine) in una tipica giornata ospedaliera.
Lo stile è tipico di Pennac, pieno di sagacia e ironia, i personaggi anche sono tipici, così fuori dal comune e paradossali, così come le situazioni che vivono di volta in volta; forse qualcuno potrà rimanere deluso dal finale decisamente poco incisivo, ma io l’ho trovato perfetto, non mi aspettavo nulla di diverso.
Non dico che sia un capolavoro(magari questo aggettivo può andar bene per la saga dedicata a Malaussene, anche se io nutro dei forti dubbi al riguardo), ma Pennac ci ha confezionato di nuovo un prezioso gioiello e questa volta ci ha anche lasciato una piccola dedica: sognare fa molto bene, su questo non c’è dubbio, ma non si deve mai perdere di vista la realtà e soprattutto non dobbiamo mai sopravvalutare le nostre reali capacità.
Un libro che ti fa divertire come pochi ma che alla fine ti fa anche riflettere…ancora una volta i miei complimenti signor Pennac.
Voto: 7