H/H, Banana Yoshimoto

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view post Posted on 9/12/2011, 17:10
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Autore: Banana Yoshimoto
Numero pagine: 91
Data di pubblicazione: 2001
Editore: Feltrinelli


“Tutti di solito sono convinti che le persone si separano perché una si è stancata dell’altra, per propria volontà o per volontà dell’altra persona. Ma non è così. I periodi finiscono, come cambiano le stagioni. Semplicemente. E’ una cosa su cui la volontà individuale non ha nessun potere. Viceversa, si ha la possibilità, fino a quando verrà quel giorno, di godere ogni momento. Noi due, fino all’ultimo istante, vivemmo nella serenità e nella gioia.”

Sarò sincera, la Yoshimoto non mi piace.
E sarò ancora più sincera, il suo successo mi è inspiegabile.
Con questo non dico che scriva male, tutt’altro(nella mia vita ho letto di peggio), ha uno stile semplice, gradevole, asciutto, scorrevole, ma francamente la trovo insipida, banale, a tratti fastidiosamente puerile e ingenua.
Nonostante le pochissime pagine(poco più di novanta)ho fatto davvero una fatica tremenda a finirlo(ammetto di aver avuto più volte la voglia di abbandonarlo, ma ho desistito perché non mi piace lasciare i libri a metà, anche se in talune occasioni non riesco proprio a farne a meno).
Il libro è composto da due racconti lunghi, “Hard-Boiled” e “Hard Luck” e in entrambi, come d’obbligo, sono presenti i temi tanto cari alla scrittrice: inquietudine, morte, solitudine e tristezza.
Il primo racconto narra di una donna omosessuale che, dopo la morte della compagna, si ritrova una notte in un albergo misterioso dove si susseguono misteriosi fatti e strani accadimenti tutti dolorosamente collegati al suo passato.
Tra strane apparizioni, fantasmi, sogni e presagi vari la donna trascorrerà un’intera notte ricordando la sua esistenza passata, dalla morte del padre al rapporto difficile con la matrigna fino all’incontro con la sua compagna.
Una notte di riflessione in un albergo fatiscente nel tentativo di distrarsi da un insopportabile dolore…argomento interessante, peccato però non sia stato approfondito a dovere dalla Yoshimoto, che l’ha ridotto in un misero racconto di fantasmi che non spaventerebbe nemmeno un bambino.
Passiamo al secondo racconto, di poco migliore del primo, che vede come protagonista Kumi, una giovane donna che sta trascorrendo i suoi ultimi giorni di vita attaccata a un respiratore a causa di un’emorragia cerebrale.
Voce narrante della storia è la sorella che, addolorata e confusa davanti a questa tragedia improvvisa, cercherà di trovare, come dice lei stessa, “un motivo felice per continuare ad aver voglia di vivere”(un po’ come il libro della felicità di Pollyanna).
Continuando per il sentiero della sincerità, ho trovato queste due storie insignificanti e fastidiosamente patetiche.
Come scritto sopra non ho nulla da dire sul modo con cui sono state scritte(come ripeto lo stile della Yoshimoto è gradevole), ma per me questa scrittrice ha un grande difetto, quello di trattare argomenti delicati come la morte, la solitudine, l’abbandono, la tristezza che inevitabilmente cattura chi è costretto ad affrontare una terribile perdita con un’ingenuità che trovo davvero irritante.
Per me è fastidiosamente insignificante questa scrittrice, non riesce a darmi nessuna emozione, nessuna sensazione, mi lascia totalmente indifferente e per me questo è un gravissimo handicap.
Dei due racconti salvo in parte solo il primo, il secondo è di una scontatezza allucinante.
E poi, altro difetto, la trovo ipocritamente(si può dire così?)patetica, peggio di una delle tante trasmissioni strappalacrime che vanno tanto di moda ai nostri giorni.
Non mi piace proprio questa scrittrice, non fa per me, ho letto due suoi libri(l’altro è “Kitchen” e il giudizio è sempre quello) e devo dire che mi è bastato.
La lascio a chi è più “aperto” di me, io preferisco dedicarmi ad altri scrittori nipponici.

Voto: 4.5
 
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view post Posted on 10/12/2011, 22:35
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Sapiente Malizioso
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Simo sei la mia eroina! ;)
Bella analisi! :D Fortuna c'è gente che la pensa come me! :D Ho sempre avuto l'impressione che lei riscriva lo stesso romanzo all'infinito
 
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view post Posted on 12/12/2011, 16:01
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CITAZIONE (LordDunsany @ 10/12/2011, 22:35) 
Ho sempre avuto l'impressione che lei riscriva lo stesso romanzo all'infinito

Esatto ed è proprio questo il suo problema principale, scrive sempre le stesse cose, tratta sempre gli stessi temi(la morte, l'onirismo, la malinconia dell'abbandono, la tristezza) con quel linguaggio da ragazzina in preda alla sindrome pre-mestruale che mi da sui nervi.
Autrice sopravvalutatissimae purtroppo molto prolifica(praticamente sforna dai tre ai quattro libri l'anno...tra un pò saremo completamente invasi dalle sue opere.
 
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sergio937
view post Posted on 12/12/2011, 16:21




Beh, io ho apprezzato i primi libri, poi ho smesso proprio perché troppo ripetitivi.
 
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view post Posted on 12/12/2011, 16:25
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CITAZIONE (sergio937 @ 12/12/2011, 16:21) 
Beh, io ho apprezzato i primi libri, poi ho smesso proprio perché troppo ripetitivi.

Anch'io ho praticamente letto i primi due e mi è bastato, troppo troppo menosa e noiosa(già ci sono io che lo sono di natura, mi ci manca pure lei :P).
 
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4 replies since 9/12/2011, 17:10   125 views
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