CAPITAN TSUBASA, Yoichi Takahashi

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 5/3/2012, 18:50
Avatar

Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
oscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscar

Group:
Letterato Classico
Posts:
25,304
Location:
Civita Vetula

Status:


CAPITAN TSUBASA

Autore: Yoichi Takahashi
Data di edizione: 1981


CaptainTsubasa1


Grazie a un allegato della “Gazzetta dello sport” mi è venuta la voglia di leggermi il manga di questo famoso cartone animato(ammetto di averlo fatto pure per avere la possibilità di rivedere quel gran figo di Mark Lenders, uno dei miei sogni erotici animati d’infanzia. :-P).
La storia è nota a tutti, protagonista è Tsubasa Ozoru(Oliver Hutton), un ragazzino di circa undici anni con il pallino per il calcio e con il sogno segreto di vincere il campionato mondiale di calcio(che bambino modesto, nemmeno si accontenta del campionato nazionale…).
Figlio di una casalinga e di un pilota di navi(come la maggior parte dei bambini protagonisti dei cartoni animati, come se esistessero solo questi due mestieri…), si trasferisce con sua madre(ovviamente il padre è imbarcato 365 giorni all’anno, per cui non sperate di vederlo) nella città di Fujisawa.
Qui il ragazzino si iscrive nella squadra della sua scuola e fa subito conoscenza con Ryo Ishizaki (Bruce Harper), capitano della squadra.
Fa la conoscenza anche di Genzo Wakabayashi (Benji Price), portiere della squadra avversaria e rampollo di una ricchissima e potente famiglia, al quale lancia subito il guanto di sfida, quello di riuscire a segnargli un goal(a quanto pare Benji non ne ha mai subiti in vita sua…come si vede che ha appena undici anni e gioca in un campionato di mezze seghe…).
Tsubasa riesce nel suo intento e, fortuna delle fortune, quello stesso giorno incontra Roberto Hongo (Roberto Sedinho), grande giocatore brasiliano (ogni riferimento a Pelè è puramente casuale) che un tempo suo padre salvò dal suicidio.
Roberto, rimasto impressionato dalla bravura del ragazzino, decide di fargli da allenatore personale, con la promessa che, se lui vincerà il campionato mondiale, lo porterà con sé in Brasile(e sappiamo tutti poi come è finita…) per farlo diventare un calciatore di fama mondiale.
Chi ama e segue un po’ il calcio non può non rimanere colpito e in parte divertito dagli errori grossolani presenti sia nel cartone animato che nel manga, dai campi di calcio che sembrano praterie argentine al pressing totalmente inesistente(non c’è un giocatore che pressa, questi arrivano davanti al portiere senza che nessuno provi minimamente a fermarli) fino ad arrivare a fenomeni che vanno oltre la logica(portieri che volano nemmeno fossero Superman, tiri assurdi tipo la catapulta infernale dei gemelli Derrick, un bambino gravemente cardiopatico che partecipa a un duro e faticoso campionato provinciale), ma il messaggio finale che il cartone e il fumetto mandano è molto profondo, ossia che il gioco(e in tal caso la vita) è una dura lotta, la vittoria deve essere raggiunta a ogni costo, anche a quello della vita, con ogni mezzo…quest’esaltazione totale rende ovviamente questo manga estraneo alla nostra cultura, lo sport, visto come luogo di lotta e di dedizione assoluta, incarna alla perfezione la morale degli antichi samurai che si immolavano per la salvezza del Giappone e che si contrappone alla mentalità occidentale che vede le sue radici nel motto di De Coubertein, “l’importante non è vincere ma partecipare”.
La sofferenza, lo spirito di abnegazione più totale, il sacrificio che esprimono i Giapponesi sono elementi che a noi, per come siamo abituati, sembrano quasi assurdi(ma ve l’immaginate i nostri calciatori che si spaccano le ossa per vincere una singola partita…ma quando mai, questi è già tanto se ti giocano il giorno dell’Epifania…), ma ciò che voglio sottolineare è il messaggio educativo che manda, un messaggio che promuove quelli che son(e dovrebbero essere per tutti) i veri valori dello sport, l'amicizia, la lealtà e il rispetto per l'avversario, aspetti che al giorno d’oggi, purtroppo, mancano completamente(basta vedere quello che succede nei nostri stadi).
I disegni sono abbastanza curati, anche se mancano un po’ di raffinatezza e di linearità.
Un mito degli anni’80, un pezzo di storia dell’animazione giapponese, un manga pregevole che si fa leggere tutto di un fiato e che farà cadere quelli della mia generazione in un baratro di profonda nostalgia.

Chiudo con una citazione dalla sigla dei Gemboy:

“Holly si allena tirando rigoni
Benji si allena fumando cannoni
Maradona al confronto è un’astinente
Ora capisco perché vincono sempre…”
E non mi dite che non vi è mai venuto il sospetto. :-P


Voto: 7.5
 
Top
0 replies since 5/3/2012, 18:50   41 views
  Share