CUORE DI CANEAutore: Michail Bulgakov
Data di edizione: 1925
Genere: grottesco/satirico“O mio sovrano! Guardami, io sto morendo. La nostra anima è servile e il nostro destino è ben infame!”“Che vita da cani! “
Almeno una volta nella vita ci è capitato un po’ a tutti noi di pronunciare questa frase, un po’ perché scontenti del nostro modus vivendi, un po’ perché invidiosi delle vite altrui, un po’ perché noi esseri umani siamo una razza di scontenti, non ci accontentiamo mai di ciò che abbiamo, siamo avidi, desideriamo sempre di più.
E se un giorno un cane si ritrovasse nelle sembianze di un essere umano? Quale sarebbe la sua reazione?
Michail Bulgakov, uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo, ci pone proprio davanti a questo bivio, è meglio una vita da animale o da essere umano? La risposta, alla fine, non sarà poi così semplice, né tantomeno scontata.
Sotto l’abile bisturi di un chirurgo, un povero e indifeso cagnolino viene ignominiosamente trasformato in un uomo, ma lo spirito umano, innestatogli grazie a un trapianto dell’ipofisi, rimane al livello canino(in parole povere una sorta di ibrido, con le sembianze di essere umano ma il cervello e i comportamenti di un cane).
E così il povero Pallino(questo è il nome del cagnolino) diverrà all’anagrafe Poligraf Poligrafovic Bobikov, un uomo con l’ossessione per i gatti(ovviamente li odierà a morte e potete immaginare che mestiere intraprenderà una volta divenuto un essere umano, l’accalappia gatti), ladro, molestatore e, come se non bastasse, anche dedito all’alcool(e, ovviamente, questa fattiscpecie di uomo-cane non farà altro che procurare una marea di guai al suo caro paparino, molti più di quelli creati da Frankenstein al suo inventore).
Come scritto sopra considero Bulgakov uno dei più grandi autori russi, ma soprattutto uno dei più grandi geni incompresi del ventesimo secolo.
Un romanzo completamente metaforico, sarcastico(chi conosce Bulgakov e ha avuto modo di leggere il suo capolavoro assoluto, “Il maestro e margherita”, sa di cosa parlo), grottesco, originale e dai profondi contenuti.
Una favola dalle tante letture e interpretazioni, a contenuto morale, critico, fantastico, che ripercorre la tradizione classica della favola(come non trovarci analogie con Esopo, Fedro, Trilussa e La Fontaine), con gli animali che hanno una vita propria, che parlano, che pensano, che agiscono, che provano dei sentimenti e delle emozioni proprio come gli esseri umani, che incarnano pregi e difetti tipici della razza umana, che ripercorre la strada intrapresa già in passato da Mary Shelley e dal suo Frankenstein, con la differenza che sia la storia che il finale non vertono sul tragico come nell’opera della brava autrice inglese, ma puntano sul grottesco e, perché no, anche sulla satira(Pallino non è un essere assetato di vendetta come il mostro creato da Frankenstein ma solo, come lo definiremmo oggi, un uomo medio con i suoi pregi e difetti e con la capacità innata di cacciarsi nei guai), che critica ferocemente la società russa dell’epoca e l’avanzare del comunismo(erano gli anni di Stalin).
Un romanzo dalle mille sfaccettature, aperto a ogni interpretazione, che mostra ancora una volta la capacità critica di Bulgakov, che mostra, attraverso una metafora, la condizione di vita nella Russia del dopoguerra civile, che critica ferocemente la corruzione della società staliniana.
Un libro che fa riflettere molto, ma lo fa strappandoti più volte un sorriso e questo, almeno da parte mia, è un gran pregio.
Voto: 8