QUANDO ALICE RUPPE LO SPECCHIO(Italia 1988) di Lucio Fulci con Brett Halsey, Zora Kerova, Al Cliver, Sacha Darwin, Ria De Simone, Marco Di Stefano, Maurice Poli.
Lester Person è un uomo molto affascinante e raffinato, ma amante della solitudine. Vive in una elegantissima villa con l'unica compagnia del suo gatto Reginald. A guardarlo sembrerebbe una persona come tante altre, se non fosse per un paio di particolari o, per meglio dire, vizi. Il primo vizio che possiede è quello del gioco...sperpera ingenti somme di denaro puntando su cavalli che puntualmente perdono e giocando a poker. L'altro vizio è quello dell'omicidio...per sopperire alla mancanza di denaro(a forza di giocare dilapida tutto il suo patrimonio, finendo sul lastrico) aggancia delle giovani vedove nelle rubriche dei cuori solitari dei giornali e, dopo averle sedotte e filmate, le massacra e se ne ciba.
Omicidi perfetti, compiuti a passi di musica classica, senza lasciare alcuna traccia… Lester è veramente puntiglioso in tutto ciò, se non fosse che un misterioso e maldestro killer emula le sue “imprese”, colpendo nelle stesse ore donne molto somiglianti e lasciando dietro di sé tracce evidentissime che piano piano restringono il cerchio.
Lester terrorizzato cambia più volte look: lo vediamo ora tagliarsi la barba, ora cambiare colore dei capelli e forma degli occhiali...
Chi è il misterioso killer? E perché lo emula?
Finora la peggior opera di Fulci che abbia visto(nemmeno Aenigma raggiunge livelli così bassi), una film che alla fine non si rivela né un horror né tantomeno un noir, ma uno strano ibrido che a tratti fa anche ridere per quanto è pacchiano(come per esempio la scena dei piedi nel bagagliaio).
Ci sono parecchie scene splatter(cadaveri fatti a pezzi con una motosega e passati nel tritacarne, teste cotte nel forno a microonde, budella che fuoriescono dal malcapitato barbone finito sotto le ruote della macchina di Lester), ma è impossibile, per chi è abituato a scene di questo tipo, non cadere nell’ilarità(si vede chiaramente che si tratta di manichini e certe scene poi sono di un’ingenuità disarmante).
Nella seconda parte si tenta di risollevare un po’ le sorti del film abbandonando lo splatter e analizzando il cosiddetto tema del doppio(molto amato sia al cinema che in letteratura) ma lo si fa in modo talmente confusionario e poco credibile da non suscitare la benché minima emozione.
Il finale poi l’ho trovato assolutamente ridicolo, anche se inaspettato.
Davvero brutto, mi aspettavo decisamente di più(forse sono io che non l’ho capito, fatto sta che mi sono annoiata a vederlo e anche parecchio).
Voto: 5