GIOCHIAMO ANCORA, Alessandro Del Piero

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view post Posted on 25/6/2012, 17:41
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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GIOCHIAMO ANCORA

Autore: Alessandro Del Piero
Data di edizione: 2012
Genere: auto-biografico


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"Ora sono qui, vediamo come va...".(Alessandro del Piero in un’intervista dopo aver segnato il suo primo goal in bianconero alla Reggiana, il 13 Settembre 1993).

Direi che è andata bene Alex, molto bene.
Amo sia il calcio che i libri, per questo mi sono sempre tenuta lontano da tutti quei libercoli scritti da calciatori o pseudo tali, il mio immenso amore per la letteratura e per il saper scrivere bene mi ha sempre portato a evitarli come i guai, ma questa volta mi è sembrato giusto e doveroso rendere l’ultimo omaggio a un grandissimo campione, ma prima di tutto a un grandissimo uomo.
13 Maggio 2012: il nostro capitano ci lascia calcisticamente dopo diciassette anni.
Eravamo tutti lì, a salutare questo straordinario atleta che ci ha regalato tante gioie, ma soprattutto ci ha insegnato cosa voglia dire amare una bandiera, dei colori, in questa società di spietato mercenarismo.
Alessandro nasce a Conegliano Veneto, una cittadina veneta di trentacinquemila anime, da una famiglia molto umile, un padre elettricista, una mamma casalinga e un fratello di pochi anni più grande.
La sua carriera calcistica, come molti ragazzi di provincia, nasce nella parrocchia della cittadina, ma le sue doti calcistiche vengono presto scoperte prima dai dirigenti del San Vendemmiano, poi da quelli del Padova, che lo prelevano e lo fanno esordire in Serie A nel 1990.
Ben presto, grazie al suo talento, viene notato da diverse società, tra cui la Juventus di Giampiero Boniperti, che lo volle subito a Torino.
Dopo un campionato trascorso nella Primavera, esordì in Serie A nel 1993, a soli diciannove anni e, dopo poche partite e una gran mole di goal(ne ha segnati ben 290 con la maglia bianconera), si consacra il grande talento che tutti noi conosciamo.
L’avvocato Gianni Agnelli lo soprannominò “Pinturicchio” per la sua capacità di saper realizzare goal su punizione in modo perfetto e quasi artistico, come se, con un invisibile mano, avesse dipinto la traiettoria della palla proprio come avrebbe fatto un esperto pittore.
Con la maglia della Juventus ha totalizzato in tutto 552 partite dalla stagione 1993/1994 all’ultima disputata e 290 goal(nello specifico 188 in Serie A, 44 in Champions League, 25 in Coppa Italia, 20 in Serie B, 2 in Coppa Uefa, 2 in Europa League, 3 in Supercoppa di Lega, uno in Intertoto, uno in Supercoppa Europea e uno in Coppa Intercontinentale), tra cui alcuni che meritando di essere annoverati negli Annali del calcio.
E’ stato un esempio sportivo per i ragazzi, ma soprattutto è sempre stato una persona corretta, in particolar modo in campo(credo che non abbia superato la soglia delle cinquanta ammonizioni in tutta la sua carriera e avrà preso si e no due cartellini rossi), difficilmente lo si vedeva nervoso in campo, aveva sempre quel sorriso stampato sulla faccia, sempre pronto a scherzare con i compagni di squadra.
Questi sono i trofei da lui vinti:
8 scudetti(1994/’95; 1996/’97; 1997-’98; 2001/’02; 2002-’03; 2004/’05; 2005/’06; 2011-2012)
Trofeo di Viareggio(1994)
Campionato di Serie B(2006/’07)
Coppa Italia(1994/’95)
Supercoppa Italiana(1995; 1997; 2002; 2003)
Champions League(1995/’96)
Coppa Intercontinentale(1996)
Supercoppa Uefa(1996)
Coppa Intertoto(1999)
Campionato del Mondo(2006).
Ha sempre avuto una forte personalità in campo che ha sovente fatto a pugni con quella privata, una persona molto legata alla sua terra, alle sue origini, alla sua famiglia, alla sua privacy che ha sempre difeso strenuamente(a differenza di molti suoi “colleghi” non è mai andato a caccia di veline, letterine, meteorine, schedine e compagnia cantante ma ha sposato un umile commessa di un supermercato di Torino), una persona che ha accettato l’umiliazione della Serie B pur di non abbandonare quella che ha sempre considerato la sua seconda famiglia, la Juventus.
Quando ha deciso di lasciare per sempre questa squadra, la prima cosa che ha chiesto alla società è stata quella di non ritirare la maglia numero dieci perché, come scrive lui stesso, “tutti hanno il diritto ad aspirare a quella maglia”, proprio come ha fatto lui da bambino ed è proprio da questo punto che ha inizio questa sua autobiografia, un libricino di appena centoventi pagine, ma di grande intensità.
E’ suddiviso in dieci capitoli, da leggere tutti d’un fiato.
Eccoli nello specifico:

Cosa farò da grande?

Già da queste poche parole si intuisce la persona Del Piero.
E’ un tema che gli diede la maestra e lui, vergognandosi di scrivere “un calciatore” vi scrisse: ”un elettricista come il mio papà, che ammirava, che considerava una sorta di eroe.
Ma lui nella sua testa aveva solo quell’idea, di fare il calciatore e per questo motivo trascorreva i suoi pomeriggi a giocare a pallone dapprima con gli amici, poi, quando tutti se ne erano andati, con il suo amico immaginario.
Una persona semplice, umile, che ha avuto come punti di riferimento i suoi genitori e suo fratello Stefano, divenuto poi suo procuratore.
Toccante il capitolo dedicato a suo padre e il suo rimpianto per non avergli detto abbastanza quelle tre semplici parole, “ti voglio bene”(quanto ti capisco Alex, quanto ti capisco…)
Il talento
Nemmeno lui sa spiegarsi come sia nato il suo talento, lo ha sempre ritenuto un dono divino che gli è stato regalato.
Racconta delle sue prime partite con la formazione del paese, del primo provino per il Toro(e meno male che non ci sei andato Ale :-P), delle sue doti calcistiche con grande umiltà e professionalità, proprio come si addice a un grande campione.

La passione

Anche in questo caso viene fuori la grande semplicità di quest’uomo, quando vuole staccare la spina gli basta stendersi su un prato o su una spiaggia e fissare, immobile, il cielo, proprio come faceva da bambino.
Ama restare solo con sé stesso, pensare, ama vivere ogni minuto della sua vita come se fosse l’ultimo.
Come scrive lui stesso, la passione ha rappresentato uno stimolo per andare avanti, anche nei momenti più difficili della sua vita, come il terribile infortunio del 1998.

L’amicizia

Per lui conta molto questo sentimento, è ancora legato ai vecchi amici d’infanzia, quelli con cui giocava da bambino.
Per lui l’amicizia è un sentimento fondamentale per la vita di ogni essere umano ma, detto con parole sue, mai chiudersi in sé stessi, bisogna sempre saper ascoltare il prossimo, aspetto che sta andando via via sempre più sparendo in questa società così egoista e individualista.

La resistenza

Capitolo più triste per Alex, dedicato per la maggior parte ai periodi più brutti della sua carriera, al già citato incidente del 1998 all’Europeo del 2000, dai rilegamenti in panchina che lo facevano stare male(soprattutto quelli dell’era Fabio Capello) a i suoi insuccessi, come le due finali di Champion perse consecutivamente.
La sua forza di volontà e il suo orgoglio lo hanno però portato a reagire, facendogli capire come nella vita non bisogna mai abbattersi, come non si debba mai partire sconfitti nella vita, se una persona(nel suo caso un allenatore) non ti sceglie, tu devi cercare in ogni modo di fargli cambiare idea(lo si può fare nello sport mio caro Alex, ma non nella vita reale, lì è molto più complicato, se una persona non ti vuole, continuare a insistere è solo deleterio per sé stessi, io ne so qualcosa, purtroppo).
Bisogna sempre credere in quello che si è, come dice lui, mai darsi per vinti perché prima o poi tutto accade( spero che anche per me sia così Alex, lo spero di cuore…)

La lealtà

Un episodio accadutogli durante l’infanzia(rubò mille lire dal portafoglio del padre e poi le rimise a posto perché si vergognava di quello che aveva fatto) gli fecero capire come la lealtà, così come il rispetto, sia alla base di ogni rapporto umano.
Parla di codici etici nel calcio(come per esempio non infierire particolarmente su una squadra o non entrare a gambe tese sull’avversario, accorgimenti che nessuno al giorno d’oggi segue quasi più) e parla anche di Calciopoli, dichiarando di non essersi mai accorto di quello che accadeva “dietro le quinte”(a voi liberi di crederci o no) e dichiarando di non rimpiangere la stagione in Serie B, stagione che gli ha insegnato molte più cose di tutte le stagioni trascorse nella massima serie.

La bellezza

Parla delle tante bellezze sportive, dalle punizioni alle rovesciate e ai colpi di tacco, descrivendo una serie di suoi goal che ricorda proprio per il bel gesto tecnico(il 3 a 2 alla Fiorentina, il goal della vittoria a Pechino durante la competizione Internazionale).

Lo spirito di squadra

Nel calcio, così come in qualsiasi altro sport, è la cosa fondamentale, il legame che si instaura con i giocatori è impossibile da spezzare, ognuno deve giocare per l’intera squadra e deve saper condividere gioie e dolori con i propri compagni( vallo a spiegare a Ibraimovich…)

Il sacrificio

Provenendo da umile famiglia, ha imparato fin da bambino cosa significhi la parola sacrificio, l’allontanarsi da casa a quindici anni, il valore dei soldi, anche se, come dice lui, adesso si può permettere anche qualche sfizio.
Lo stile

Altro punto fondamentale per Alex, lui ha sempre voluto farsi conoscere per quello che è realmente, per quello che gli hanno insegnato i suoi genitori, senza il bisogno di indossare una maschera(e direi che in questo ci è riuscito in pieno).

La sfida

Anche in questo caso sono presenti molti aneddoti di quando era bambino e che lo hanno spinto a cambiare, come per esempio il saper controllare la sua emotività, come saper tenere a bada le proprie emozioni, come saper tirare fuori la freddezza in certi ambiti(magari riuscissi a farlo anch’io…).

Alla fine il tema l’ho fatto io
Capitolo conclusivo in cui si compiace della sua opera, del fatto di aver scritto un libro, di aver saputo raccontare sé stesso con passione e cuore, lui che non era riuscito a terminare un tema…
Non sa ancora cosa farà Alex, ma di sicuro continuerà a fare ciò che ha sempre fatto, giocare.
Anche in questo caso non me la sento di assegnare voti, posso solo ringraziare Alex per questa sua profonda lezione di vita, che consiglio di leggere soprattutto ai ragazzi, che siano dei tifosi juventini o meno.
Un libro che t’insegna quali siano i veri valori della vita, un libro che non parla di Juventus(la squadra viene nominata solo in alcuni punti), ma di Del Piero calciatore ma soprattutto uomo.
Un libro che emoziona, che spinge a riflettere sui veri valori della vita, che ti spinge a guardarti dentro.
Non sono una campionessa di sport, ne lo sarò mai, ma mi sono immedesimata molto nelle parole di Alex, nella sua sensibilità, nella sua emotività, nella sua voglia di estraniarsi da questo mondo così individualista.
Grazie capitano, grazie di tutto, hai saputo regalarmi ancora una volta delle emozioni irripetibili, come quando scendevi in campo e ci risolvevi quelle partite maledette.
Grazie per questi diciassette anni, grazie per averci dato modo di conoscerti più a fondo.
E ora sei libero, libero di fare ciò che vuoi della tua vita, ma sappi che qui ci saranno sempre delle persone pronte a seguirti, ovunque tu sceglierai di andare(tranne da una parte, ma penso che tu non lo farai mai :-D).
Grazie, grazie di cuore e chissà, magari un giorno ci rivedremo.
 
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view post Posted on 25/6/2012, 18:08
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Sapiente Malizioso
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Non sapevo avesse scritto un libro! :D
Tu sei un'eroina che te lo sei letto! :D :) "Cuore di tifosa :D
 
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