L'ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO A MORTE, Victor Hugo

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view post Posted on 27/7/2012, 14:37
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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L'ULTIMO GIORNO DI UN CONDANNATO A MORTE

Autore: Victor Hugo
Data di edizione: 1829
Genere: romanzo


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“La morte rende perversi”

La questione “pena capitale si, pena capitale no” è una delle più controverse e dibattute della storia dell’umanità.
Mentirei a me stessa se affermassi di essere totalmente e incondizionatamente contraria alla pena capitale, ci sono reati per me(come la pedofilia e le stragi di massa) che sono talmente gravi da meritarsi la cosiddetta “punizione suprema”, ma allo stesso tempo mi rendo conto della sua inutilità(la vendetta non serve a nulla, solo a generare altro odio) e inumanità.
In questo piccolo libro Hugo ci pone dinanzi il punto di vista di un condannato a morte e lo fa in modo talmente brutale e violento che è letteralmente impossibile non rimanerne colpiti nel profondo.
Una lettura che è un vero pugno nello stomaco, la lunga agonia di un uomo condannato alla pena capitale, pagine e pagine di sofferenza, di dolore, di racconti legati alle ultime memorie dell’uomo, alle sue paure, ai suoi pensieri che si affastellano vorticosi nel suo cuore e nella sua mente, alle sue misere speranze di salvezza, alle sue illusioni.
Nulla ci viene detto di lui(sappiamo solo che è stato condannato per aver assassinato un uomo), nulla ci è dato sapere, solo l’amore che quest’uomo prova per la sua famiglia, per l’anziana madre, per la moglie e soprattutto per la sua bimba di tre anni, incolpevole vittima di tutta questa vicenda.
E’ un uomo elegante, di cultura, un uomo che, pian piano, si rende conto di essersi pentito troppo tardi di ciò che ha fatto.
Il libro scorre via molto velocemente, pagine e pagine piene di intense emozioni, un libro denso di tutto, stracolmo di quei pensieri e quelle riflessioni che passano dinanzi agli occhi di chi è condannato a morire, il ricordo di un’infanzia spensierata, di una giovinezza fatta di amore e innocenza, della famiglia che si è costretti a lasciare, di quell’amore che non si è potuti vivere.
Un libro scritto da Hugo per denunciare un male comune a molte società, la pena di morte, un libricino da leggere tutto d’un fiato e su cui riflettere a lungo, un’angosciosa e atroce attesa di un uomo che sta per essere privato dell’unico bene che ancora possiede, la sua vita.
Uno scritto che tocca profondamente le corde dell’anima, che coinvolge il lettore, che lo rende partecipe delle disgrazie dell’uomo, della sua sofferenza…il lento scorrere del tempo, la lunga e snervante attesa colpiscono più di mille parole.
Molto bello e intenso, una lettura che consiglio sia per riflettere su un tema delicato come quello della pena capitale, ma anche sulla fugacità della vita perché, come scrive Hugo, siamo tutti dei condannati a morte.

“Ebbene, dunque! Abbiamo coraggio con la morte, prendiamo quest'orribile idea a due mani e guardiamola in faccia. Chiediamole cosa sia, cerchiamo di sapere cosa vuole da noi, giriamola da tutte le parti, scrutiamo l'enigma: guardiamo, orsù, nella tomba.”

“Ah! disgraziato sognatore, rompi dunque prima di tutto il muro spesso tre piedi che ti imprigiona! La morte! La morte!”

“Ah! non amare ardentemente che un unico essere al mondo, amarlo con tutto il proprio amore, e averlo davanti a sé, che vi vede e vi guarda, vi parla e risponde, e non vi riconosce! Non desiderate di esser consolato che da lui, mentre lui solo, non sappia che ne avete bisogno perché andate a morire!”


Voto: 7.5
 
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