SALOME', Oscar Wilde

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view post Posted on 30/7/2012, 15:33
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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SALOME'

Autore: Oscar Wilde
Data di edizione: 1893
Genere: teatro


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“Il mistero dell’amore è più grande del mistero della morte. Bisogna guardare soltanto l’amore”.

La rivincita di una donna, così la potremmo definire la storia di Salomè.
Lei rappresenta l’incarnazione della donna fatale, peccatrice e corrotta ma allo stesso tempo pura e innocente come un candido giglio, dolce e sensibile, ma al contempo irresistibile e distruttrice come un uragano, un mito il suo che ha avuto larghi consensi sia al cinema(mi sovvengono alla mente le bellissime trasposizioni cinematografiche di Charles Bryant del 1923 e di William Dieterle del 1953) che in letteratura(molte figure femminili si sono ispirate alla bella Salomè, tra tutte la Belle Dame Sans Merci di William Keats).
La principessa Salomè, personaggio biblico, rappresenta il prototipo della danzatrice fascinosa, ammaliante e seducente, una donna che, con la sua danza sinuosa e altamente erotica, riesce a stregare chiunque le si avvicini o le si trovi dinanzi, arrivando addirittura a sottometterlo al suo potere, costituendo così la rovina e il degrado del cosiddetto “sesso forte”.
Erode, sovrano tanto ambizioso quanto sicuro di sé e della propria virilità, rimane talmente suggestionato dalla sensualità dei movimenti della ragazza da offrirle tutto ciò che lei desidera, talmente tanta è la sua voglia di possederla, di possedere quel corpo così perfetto e incorrotto.
Salomè, grazie alle sue doti e all’immenso fascino che sprigiona dalle sue seducenti movenze, riesce a ottenere l’uccisione dell’unico uomo che mai abbia amato e che ha avuto l’affronto di rifiutarla…il suo è il trionfo del corpo femminile sulla ragione e su tutte le leggi umane e terrene.
L’emblema della donna fatale, della “tagliatrice di teste”, così come è stata battezzata nel Nuovo Testamento, della donna che esercita un fascino quasi morboso sull’uomo viene descritta da Oscar Wilde con grande eleganza, una rappresentazione teatrale intrigante, che avvolge il lettore in una nuvola intrisa di fascino e seduzione, che incanta più con i movimenti sinuosi della donna che con le poche parole pronunciate.
E’ un gioco di sguardi, di movenze sinuose come quelle di un gatto, di giochi sensuali al limite dell’erotismo…agli uomini piacerà sicuramente, ma state attenti al fascino perverso della donna, potrebbe anche condurvi alla rovina. :-)

“Ah! tu non volevi che io baciassi la tua bocca, Iokanaan. Guarda, ora la bacerò. La morderò con i denti come si morde un frutto maturo. Sì, bacerò la tua bocca, Iokanaan. Te l'avevo detto, vero? Te l'avevo detto. Ecco, ora la bacerò... Ma perché non mi guardi, Iokanaan? I tuoi occhi che erano così tremendi, che erano così pieni di collera e di disprezzo, sono chiusi ormai. Perché sono chiusi? Apri gli occhi! Solleva le palpebre, Iokanaan. Perché non mi guardi? Hai paura di me, Iokanaan, che non mi vuoi guardare?... E la tua lingua che era come un serpente rosso che scocca veleni, non si agita più, non dice più niente ormai, Iokanaan, quella vipera rossa che ha vomitato su di me il suo veleno. Strano, vero? Come è mai possibile che quella vipera rossa non si agita più?... Non mi hai voluta, Iokanaan. Mi hai respinta. Mi hai detto cose infami. Mi hai trattata come una cortigiana, come una prostituta, io, Salomé, figlia di Erodiade, principessa di Giudea!
Guarda, Iokanaan, io sono ancora viva, ma tu sei morto e la tua testa è mia. Posso farne quello che voglio. Posso buttarla ai cani e agli uccelli dell'aria. Ciò che i cani lasceranno, gli uccelli dell'aria lo mangeranno... Ah, Iokanaan, Iokanaan, sei stato il solo uomo che io abbia mai amato. Tutti gli altri uomini mi fanno ribrezzo. Ma tu eri bello. Il tuo corpo era una colonna d'avorio su un piedistallo d'argento. Era un giardino pieno di colombe e di gigli d'argento. Era una torre d'argento ornata di scudi d'avorio. Non c'era niente al mondo bianco come il tuo corpo. Non c'era niente al mondo nero come i tuoi capelli. Nel mondo intiero non c'era niente rosso come la tua bocca. La tua voce era un turibolo che spande strani profumi, e quando ti guardavo sentivo una strana musica! Ah! Perché non mi hai guardato, Iokanaan? Dietro le tue mani e dietro le tue maledizioni tu hai nascosto il viso. Hai legato sugli occhi la benda di chi vuole veder il suo Dio. Bene, l'hai visto, il tuo Dio, Iokanaan, ma me... me... non mi hai mai vista. Se mi avessi vista, mi avresti amata. Io ti ho visto, Iokanaan, e ti ho amato. Oh! Quanto ti ho amato. Ti amo ancora, Iokanaan. Amo solo te... Ho sete della tua bellezza. Ho fame del tuo corpo. E né il vino, né la frutta possono appagare il mio desiderio. Cosa farò adesso, Iokanaan? Né i fiumi né le alte mareggiate potranno spegnere la mia passione. Io ero una principessa, tu mi hai disprezzata. Ero una vergine, tu mi hai sverginata. Ero casta, tu hai riempito le mie vene di fuoco... Ah! Ah! Perché non mi hai guardata, Iokanaan. Se mi avessi guardata mi avresti amata. Lo so che mi avresti amata, e il mistero dell'amore è più grande del mistero della morte. Bisogna guardare soltanto l'amore.”


Voto: 7
 
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