RACCONTI RACCONTATI DUE VOLTE, Nathaniel Hawthorne

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view post Posted on 10/8/2012, 15:56
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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RACCONTI RACCONTATI DUE VOLTE

Autore: Nathaniel Hawthorne
Data di edizione: 1827-1837
Genere: racconti


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“Il tempo che non è vissuto dall'uomo che altro è se non eternità?”

Nathaniel Hawthorne, noto per i romanzi “la lettera scarlatta”(scritto nel 1850) e “la casa dei sette abbaini”(scritto nel 1851) è stato, a mio modesto parere, uno degli autori più sottovalutati del XIX secolo.
Dotato di una fervida e spiccata sensibilità, ossessionato fin dalla giovinezza da quello che io definisco “il problema della colpa”(basta leggere “la lettera scarlatta” per rendersene conto) è stato per anni snobbato dai suoi cosiddetti confratelli letterari e il suo carattere un po’ chiuso e un po’ misantropo l’hanno portato per anni a fregiarsi del titolo di “il più oscuro uomo di lettere d’America”.
Questi bei racconti(che furono pubblicati su riviste e annunci nel decennale 1827-1837) comprendono tutta la produzione giovanile dell’ombroso scrittore, racconti che, per quanto ci è dato di sapere, non suscitarono mai grande impressione nel pubblico(purtroppo per lui, come ho scritto, prima, è stato sempre un incompreso, basti pensare che alcuni racconti, come “il rivolo d’acqua” furono addirittura pubblicati più di una volta senza che nessuno li leggesse), ma a Hawthorne questo non interessò più di tanto, in fondo lui scriveva solo per il puro piacere di farlo( il profitto non l’ha mai interessato) e fu così che questa assoluta mancanza di considerazione da parte del pubblico, invece di farlo desistere, lo spronò ancor di più a comporre i suoi racconti.
Ne scrisse molti, alcuni li bruciò senza pietà perché ritenuti inadeguati, altri invece(una quarantina per l’esattezza) li pubblicò in due raccolte separate, che chiamò appunto “racconti raccontati due volte”(pensare che quando la prima raccolta uscì, nel 1837, fu letteralmente ignorata dal pubblico, salvo poi ricevere, tempo dopo, la meritata fama).
Quaranta racconti di una delicatezza estrema, quaranta racconti che racchiudono in sé tutta l’indole inquieta, solitaria e romantica dell’autore, quaranta racconti che racchiudono in sé la dolcezza e la tenerezza dei fiori di campo appena sbocciati, quaranta racconti che pervadono e rapiscono l’animo di chi li legge.
Ritratti di vita reale, di sentimenti, di emozioni, di passioni, di pensieri, tutti permeati da un’atmosfera quasi sepolcrale, oscura, malinconica…ogni frase, ogni parola ti colpiscono nel profondo, soprattutto chi, come me, è abituato a vivere appartato e in solitudine, come l’autore.
Una raccolta che apre il cuore, frutto di un’anima mite, schiva, delicata, malinconica ed eccessivamente sensibile(forse per questo l’ho apprezzato tanto, Hawthorne è il mio perfetto alter-ego e questi racconti sembra quasi che li abbia scritti io).
Non è per tutti, chi ha una visione superficiale della vita sicuramente non li apprezzerà, ma per chi sa ancora cogliere la bellezza e la profondità delle cose, li gradirà sicuramente.
Un piacevole cammino attraverso le bellezze che la vita può ancora donarci, basta solo saperle cogliere.

p.s “il velo nero del pastore” è una delle narrazioni più belle che abbia letto negli ultimi anni.

p.p.s Cri, grazie per avermi permesso di conoscere un lato nascosto di questo solitario e sottovalutato autore. :)

Voto: 8
 
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