IL TAGLIAGOLE, Claude Chabrol

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view post Posted on 4/9/2012, 22:15
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Sapiente Malizioso
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"Il tagliagole" (“Le boucher”, FRA/ITA, 1970) di Claude Chabrol
Stéphane Audran, (Helene), Jean Yanne (Popaul), Antonio Passalia (Angelo), Beccaria (Léon Hamel), Pascal Ferone (zio Cahrpy)

boucher

SPOILER
In un piccolo paese contadino francese, Perigord, si sta celebrando un modesto matrimonio; durante il banchetto nuziale, Popaul, macellaio del paesino, ex militare, fa amicizia con la direttrice della scuola locale, Helene. I due si scambiano lievi battute, poi Popaul accompagna la donna a casa. Tra i due comincia un pudico rapporto fatto di incontri platonici (il boschetto a raccogliere funghi, la cena a casa di lei) e piccoli regali (bouquet di carne da parte di lui, un accendino da parte di lei). Alcune voci e la presenza dei gendarmi che fanno domande, confermano il fatto che una ragazza sia stata trovata morta accoltellata; Popaul ed Helene non se ne curano, la loro conoscenza prosegue a piccoli passi; lei non ama alcuno da dieci anni, è delusa dagli uomini, lui ha sempre vivo il ricordo della guerra ed ha una sorta di delicato impaccio nell’approccio con lei. Durante una gita alle famose grotte di Lascaux coi suoi scolari, Helene rinviene il cadavere della sposina al cui matrimonio aveva partecipato, accanto a lei trova un accendino, lo stesso che aveva regalato a Popaul. La donna non ne fa parola con nessuno ma comincia a guardare in modo timoroso il macellaio. Una sera, mentre i due mangiano a casa di lei, Popaul estrae l’accendino per accederle una sigaretta ed Helene capisce d’essersi sbagliata e si tranquillizza. Il giorno seguente, Popaul, a casa di Helene per tinteggiarle le pareti, scova in un cassetto “l’altro” accendino, quindi capisce che lei sa. La notte stessa va a trovarla e confessa d’aver comprato un accendino uguale a quello che lei gli aveva regalato per non insospettirla poiché è lui l’assassino tanto temuto! Nel momento in cui estrae il coltello a serramanico per eliminarla Popaul non ne è capace e vinto dall’amore pugnala se stesso al ventre. Helene, glaciale, lo carica in macchina e corre all’ospedale nella speranza di salvarlo, ma non c’è niente da fare, Helene è ancora una volta sola..

A differenza di quanto ho letto per il web, questa pellicola m’è parsa la negazione della suspense usualmente presente nei gialli! Conscio dello studio fatto sulle pellicole del maestro Hitchcock, Chabrol realizza una sorta di velato melodramma con sfumature thriller. L’iniziale banchetto ci fa entrare in contatto con i due personaggi principali e con loro lo spettatore percorre, forzatamente, il percorso della conoscenza reciproca, del lento innamoramento, sempre accennato, mai evidenziato in maniera marcata. Il sottinteso ne è protagonista; la voglia di Helene di innamorarsi nuovamente dopo tanti anni la porta ad accettare poco per volta questo personaggio schivo e gentile, Popaul il quale sembra volerle far capire che è lui l’assassino: le regala bouquet di carne, simbolo della sua aggressività latente, compare un paio di volte in maniera improvvisa, si infervora solo parlando delle atrocità della guerra. Helene pare accettare la corte discreta di quest’uomo umile e quando capisce che è lui il serial killer ne ha paura (molto bella in tal senso, tutta la parte nella quale Helene si rinchiude in casa controllando le serrature e le finestre), ma nel suo intimo è combattuta perché quel sentimento che non provava da troppo tempo l’ha vinta; tant’è che quando Popaul, anch’esso innamorato non riesce ad ucciderla, Helene non esista, lo carica in macchina e cerca di salvarlo.
Quello che m’ha stupito nella costruzione dell’intreccio è stato il lavoro di sottrazione; come ricordavo all’inizio, non c’è praticamente suspense, l’unica “sospensione” è quella dei sentimenti, che restano aleggianti per tutta l’opera; i tre omicidi non sono mostrati, le indagini della polizia sono puro corollario, quel che conta è il progressivo instaurarsi del rapporto tra i due, immersi nella placida vita del paesello, mentre gli omicidi sono solo un’eco lontana. Una volta creata l’empatia tra il pubblico e la vicenda dei protagonisti irrompe, quasi inaspettato, il sospetto criminoso. Vengono via via posti in evidenza dei piccoli oggetti, dettagli che fanno intuire l’identità dell’omicida. Gli eventi con un placido divenite precipitano, Helene capisce, ma non vuole accettare l’idea, è in preda a varie sensazioni, la dicotomia attrazione/repulsione non ha vincitori; solo quando Popaul compie l’estremo gesto l’amore, ma glaciale, sofferto, irrompe (basta osservare la scena della corsa in ospedale). La corsa è inutile e Helene si ritrova ad contemplare l’ennesima alba da sola..
Attori proprio bravi, ambientazioni rurali ma che donano la giusta cornice ai fatti, buonissima la fotografia (di quel Jean Rabier, fido collaboratore di Chabrol ma utilizzato a vario titolo anche da Melville, Varda e Truffaut) mano sicura nei movimenti di mdp. Temo che il pubblico ammaestrato di oggi, in larga parte non lo apprezzerebbe.

VOTO 6,5

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