BLU QUASI TRASPARENTE, Ryu Murakami

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view post Posted on 10/10/2012, 12:30
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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BLU QUASI TRASPARENTE

Autore : Ryu Murakami
Genere: Autobiografico/Drammatico
Data di edizione: 1976


blublu

"Lo sai fratello, siamo nella merda. A proposito come ti va?"(Zucchero- Wonderful World).

Cantava Zucchero tanti anni fa(esattamente ventidue) in una delle sue più celebri canzoni, Wonderful world.
Devo dire che questa lettura mi ha intristita parecchio(e non che prima fossi allegra…). Anzi, più che intristita mi ha fatto letteralmente schifo. Posso dirlo? Si, lo dico, questa lettura fa schifo, ma veramente schifo.
Non so quali fossero realmente gli intenti di Ryu Murakami, oggi noto regista cinematografico, ma qualsiasi fossero, beh, devo dire che ha toppato alla grande.
Giappone, anni’70.
Ryu, Moko, Lily, Kei, Reiko, Yoshiyama e Kazuo sono sette ragazzi(anzi, meglio definirli sbandati)il cui unico interesse è la droga. Trascorrono le loro giornate a bucarsi di eroina, a sniffare coca, ad assumere pasticche di LSD, di Prozac, di allucinogeni, a fare orge mai viste con penetrazioni di ogni genere, con rapporti etero e omosessuali con neri, asiatici, occidentali e chi più ne ha più ne metta e ad ascoltare musica (I Doors su tutti) in continuazione.
Ovviamente sono tutti affetti da una sorta di autodistruzione che li porta a rischiare sempre di più, a cercare ogni giorno il trip più intenso, fregandosene di loro stessi, della loro salute e di chi gli sta intorno.
Il romanzo sta tutto qui, nel susseguirsi di immagini riguardanti questi sette tizi che si auto-distruggono a vicenda…bello, vero? C’è proprio da stare allegri, non c’è che dire…
Venne pubblicato in patria nel 1976, quando il signor Murakami era solo uno sconosciuto ragazzotto che si dilettava con la scrittura e non il noto regista cinematografico di oggi(un titolo a caso? “Tokyo Decadence”).
A quanto pare questo suo romanzo ha molto di autobiografico e alla sua uscita suscitò parecchie polemiche da parte dei critici letterari, c’era chi lo vedeva come un’accozzaglia di oscenità e di schifezze(ecco, io propendo sicuramente da questa parte) e, soprattutto, un incitamento all’uso di sostanze stupefacenti(per la serie “fatevi che dopo vi sentirete molto meglio”) e c’era invece chi lo elogiava come un modello capolavoro, un’opera innovativa da far leggere ai posteri e da prendere come esempio.
La vincita del prestigioso premio letterario Akutagawa da parte di Murakami per questo suo romanzo provocò addirittura, in segno di protesta, le dimissioni da parte della giuria, con il risultato di far incrementare le vendite del suddetto prodotto(si sa, la gente è piuttosto curiosa…).
Devo parlare del libro? Non c’è molto da dire, credetemi, se non il fatto che ci troviamo davanti a un autentico delirio, un flusso continuo e senza senso di immagini, suoni, parole senza una storia e senza un nesso logico alcuno(come se stessimo vivendo un sogno, tanto per capirci).
Ci vuole un gran fegato(o, per meglio dire, un gran stomaco) per andare avanti, per sopportare pagine e pagine di vomito, sesso sfrenato, sangue, vomito, sesso sfrenato, sangue, vomito, sesso sfrenato, sangue e via dicendo fino all’inesistente finale.
Un libro che non è un libro, senza trama alcuna e raccontato con una freddezza inaudita e un’”asetticità” da dare sui nervi anche a un santo.
Per carità, alla fine riesce anche nel suo intento, quello di trasmetterti quel senso di angoscia, di oppressione e di disperazione, ma è veramente poco per un romanzo che ha la pretesa di essere, come lo definirono i critici giapponesi dell’epoca, “un'opera innovativa che fotografava le contraddizioni del Giappone del pre-boom economico.”.
A questo punto molto meglio leggersi o, per chi l’ha già fatto come me, rileggersi “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” di Christiane F.

Voto: 4
 
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