ARANCIA MECCANICA, Anthony Burgess

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view post Posted on 2/11/2012, 16:06
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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ARANCIA MECCANICA

Autore: Anthony Burgess
Data di edizione: 1962
Genere: romanzo distopico


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“Mai temere. Se nel cuore la paura, o fratello, tu celassi, lungi da te bandiscila, ti prego.”

Lo ribadisco, Kubrick era un genio, è riuscito nell’intento di creare un capolavoro da un libro mediocre come “Shining” di Stephen King e, da quel che ho appena letto, non è stato quello l’unico caso.
Parlare della versione cinematografica di questo libro è un’impresa…a mio modesto parere è uno tra i dieci film più importanti della storia del cinema, sia dal punto di vista del significato che della realizzazione tecnica.
Dopo la visione è impossibile non rimanerne scioccati e non stare lì a farsi delle domande sulla natura dell’uomo e sulla società in cui vive.
Il maestro Kubrick si è spinto oltre il suo solito(e magistrale) modo di fare cinema, dando vita a un’opera futuristica, in cui i giovani vogliono crescere in tutta fretta a tutti i costi e i vecchi hanno “tendenze” verso il passato, a farsi prendere dalla nostalgia piuttosto che guardare al presente e al futuro che rimane loro da vivere.
Inutile dire che il maestro si espose a rischi elevatissimi nel girare questa pellicola che, diciamolo, ha subito un vero e proprio massacro da parte della critica perbenista di inizio anni ‘70(che è pressoché identica a quella dei giorni attuali…in questo ambito le cose purtroppo non si sono affatto evolute, anzi…), ma ciò che rende “Arancia Meccanica” un film unico, maledetto e speciale è la capacità da parte del suo regista di concentrare in centotrenta minuti una veemente critica nei confronti dell’intero pianeta Terra, nei confronti del governo che trova nella scienza la chiave per sbarazzarsi dei criminali, nei confronti dei genitori che non riescono a impartire una giusta educazione ai propri figli, nei confronti dei ragazzi, anche se, alla fine, sono quelli che subiscono più di tutti.
Siamo tutti delle “arance meccaniche”, tutti in balia di una società che non ci ama e non ci tutela.
Una pietra miliare del cinema mondiale, partorita dalla mente di un genio e dalla penna di Anthony Burgess.
Anche in questo caso il film supera di gran lunga il libro, ma non per questo è meno meritevole di lodi.
La storia presumo la conosciate un po’ tutti, è ambientata in un futuro prossimo e narrata in prima persona da Alex, un ragazzo di quindici anni amante della musica classica e del latte, con un buon grado di cultura e una banda di amici con cui si diverte a compiere azioni malvagie come stupri e pestaggi, il tutto condito dalla più assurda e innocua innocenza che si possa mai immaginare.
Il protagonista si dilunga nel raccontare ogni dettaglio delle sue azioni, esprimendosi con un linguaggio framezzato da un gergo giovanile che inizialmente lascerà perplesso il lettore, ma che poi diventerà parte integrante della storia.
In seguito ad alcune cattive azioni, Alex viene catturato e condannato a quattordici anni di reclusione.
Nello stesso periodo si va sempre più diffondendo un metodo di cura alternativa denominata “Ludovico” da utilizzare sui delinquenti nel disperato tentativo di redimerlo.
Il ragazzo ne viene a conoscenza e con la speranza di riuscire a evitare il carcere, decide di sottoporsi a quella cura in qualità di cavia.
La cura consiste nel far assumere al “paziente” un potente farmaco che gli procura un fortissimo senso di nausea e, nel momento in cui si ha questo effetto, costringerlo a guardare scene che rappresentano la violenza in ogni sua più brutale forma.
Alex viene dimesso dopo poco tempo. La terapia ha avuto un impatto devastante su di lui, tanto da non riuscire nemmeno più ad ascoltare la sua adorata musica classica, che il più delle volte veniva utilizzata come colonna sonora dei video durante la cura.
La vita dopo la terapia si rivelerà per lui terribile, alcune persone che hanno subito angherie da parte sua si vendicheranno proprio nel momento massimo di debolezza del ragazzo e, come se non bastasse, i genitori lo cacceranno anche di casa.
Ormai solo, senza nessun conforto, il ragazzo tenterà di togliersi la vita, ma verrà salvato dal governo che vuole provare a rimediare così ai suoi errori…
Il finale è piuttosto ambiguo e sconcertante e, da quel che ho letto, ne esiste addirittura una seconda versione.
Come scritto sopra un buon libro, scritto davvero molto bene, ben calibrato e ben “divisibile” in tre parti: la prima, interamente dedicata all’esaltazione della violenza ingenua(se mai una violenza può considerarsi ingenua) del ragazzo, la seconda incentrata prevalentemente sulla cosiddetta “cura Ludovico”, la terza, la più difficile e dura da affrontare, incentrata sulle difficoltà del ritorno alla vita del ragazzo, sulle angherie che subisce proprio nel momento di massima debolezza.
Sembra assurdo, me ne rendo perfettamente conto, ma è praticamente impossibile non simpatizzare per questo piccolo teppista, questo anti-eroe che si mostra, nella seconda parte, in tutta la sua fragilità più assoluta…in fondo è soltanto una vittima di un sistema che ci vuole gli uni contro gli altri(come diceva il filosofo Thomas Hobbes “Homo homini lupus”), un sistema dal quale è stato risucchiato e dal quale non riesce più neanche a difendersi.
Un libro che non vale nemmeno un singolo fotogramma del film di Kubrick, che non possiede la stessa forza d’impatto e la stessa poetica in alcuni punti, ma nonostante ciò meritevole di essere preso in assoluta considerazione.
E si dovrebbe riflettere molto su questo testo, vista soprattutto la società in cui stiamo vivendo.
Insieme a “Il signore delle mosche” di William Golding andrebbe adottato nelle scuole come lettura obbligatoria(così come dovrebbe essere obbligatoria la visione del film).
Lo consiglio vivamente a chi è genitore.

Voto: 7.5
 
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view post Posted on 23/6/2021, 20:06
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