"IL RACCONTO DELL'ANCELLA" di Margaret Atwood
Ed. Ponte alle Grazie - brossura - pagg. 324
"Non racconti una storia solo a te stesso. C’è sempre qualcun altro. Anche quando non c’è nessuno."Siamo nella Repubblica di Gaalad, i vecchi Stati Uniti, in un futuro non precisato.
Il mondo porta ancora i segni e le conseguenze delle devastazioni dovute alle radiazioni atomiche.
L’uomo deve fare i conti con gli effetti delle centrali nucleari, con le fughe di materiali tossici, radioattivi, batteriologici, con l’uso esasperato di insetticidi, cause di un devastante declino delle nascite e di inferitilità.
Difred è un’ancella, è lei che ci racconta questa storia… una delle tante donne vestite di rosso, la cui vita ha un unico scopo: procreare.
Donne senza libertà… di parola, di scelta, di vita. Strumenti nelle mani di un regime che le ha strappate alle loro esistenze per gettarle nelle fauci di un mostro, il sistema, per il quale esse hanno un solo valore: la fertilità del loro corpo.
Un totalitarismo imperante che non lascia via di scampo, se non l’accettazione o lo squallore della clandestinità. E nei casi estremi l’esilio, la morte.
Solo gli uomini al vertice del potere hanno il diritto ad un’ancella, il diritto di procreare, generare nuova vita.
L’amore, ogni forma d’amore è proibita, punita, persino con la morte, ogni sentimento bandito.
Ma può forse l’uomo reprimere del tutto le proprie passioni?
Bisogna forse scavare un po’ per afferrare il messaggio che questo romanzo ci vuol trasmettere.
Non si può fare a meno di cogliere in esso un chiaro riferimento, quasi sicuramente di ammenda, o quantomeno una riflessione, verso ogni sistema repressivo, che fa della vita dell’uomo una condanna al rispetto di leggi intrise di eccessiva osservanza religiosa ai limiti dell’ipocrisia…
La conferma, per me, di una grande scrittrice.
Voto 7