LA FAVOLA DI AMORE E PSICHEAutore: Apuleio
Data di edizione: 158 D.C.“Che io muoia cento volte, piuttosto che perdere te, mio dolcissimo sposo! Perché io ti amo, disperatamente, chiunque tu sia, ti amo più del mio spirito”“"Sed prius, inquit, centies moriar quam tuo isto dulcissimo conubio caream. Amo enim, et efflictim te, quicumque es, diligo aeque ut meum spiritum"Amore e Psiche è una delle storie d’amore più belle che siano mai state raccontate, perché non esiste al mondo favola o mito più dolce di una ragazza pura e di nobili sentimenti che, contemplando Amore, s’innamori di lui.
In un castello vivono un re e una regina. I due hanno messo al mondo tre bellissime fanciulle. Le prime due trovano subito marito, la terza invece, Psiche, trova difficoltà a causa della sua meravigliosa bellezza(gli uomini non si sentono all’altezza di corteggiarla a causa di questa bellezza quasi sovraumana).
La sua bellezza è tale da offuscare quella della dea Venere in persona, una bellezza talmente inumana da far innamorare di sé anche il dio dell'amore, Cupido, figlio della stessa Venere, mandato da lei dalla fanciulla affinché la costringesse a sposare l’uomo più brutto della terra.
Contrario alle aspettative della madre, Cupido decide di sposare Psiche ma a un patto, potrà diventare immortale solo se non guarderà mai in volto il marito.
Spinta dalla profonda gelosia e invidia delle sorelle e dagli oggetti preziosi che ogni giorno Cupido le regala, durante una notte la fanciulla accende una lanterna per riuscire finalmente a guardare il viso del marito, ma il dio, svegliatosi all’improvviso, fugge via nell’oscurità della notte nonostante i pianti e le disperate suppliche della fanciulla che, disperata, lascia quel mondo incantato e inizia una disperata odissea alla ricerca del suo amato.
Supplica la dea Venere, madre del suo amato, di aiutarla e lei decide, per punizione, di sottoporla a tre difficili prove, come la discesa negli Inferi, ma tutto questo non basterà a riportarle il suo amato…
Sarà soltanto con l’aiuto del dio Giove, il padre degli dei, che Psiche riuscirà a ritrovare il suo amore perduto…
“Amor al cor gentile ratto s’apprende” così scriveva Dante Alighieri in uno dei canti più belli della Divina Commedia, il quinto dell’Inferno, dedicato ai due amanti più conosciuti e amati della storia dopo Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca, a dimostranza di come solo la gentilezza, la nobiltà d’animo e la purezza possono far nascere nei cuori degli esseri umani il vero amore.
L’amore è un sentimento unico, raro e nobile che solo gli animi più cortesi e sensibili possono provare(mi riferisco ovviamente al vero amore, non alla sfrenata passione dei sensi) e non è un caso che il dio Cupido, tra le tre sorelle, scelga proprio Psiche, la più nobile d’animo, la più gentile e la più pura.
Ovviamente dietro questa bella favola d’amore c’è tutto un significato metaforico, c’è la redenzione dell’uomo grazie all’amore, c’è la sua iniziazione alla purificazione dello spirito e nella storia sono ben più che evidenti gli aspetti popolari e gli elementi fiabeschi(il re e la regina, il castello incantato, le sorelle invidiose, il principe, l’eroina che infrange il divieto, le peripezie, gli antagonisti).
Una favola che può dare a molti l’impressione di profumare d’antico, ma non è così, i sentimenti che si muovono al suo interno sono moderni, sono reali, sono i nostri(amore, gelosia, invidia, vendetta), sentimenti che, come allora, possono offuscare la mente dell’essere umano e possono condurlo(mi riferisco ovviamente agli ultimi tre) a compiere azioni nefande.
Un racconto purtroppo brevissimo, ma di un’intensità unica, una delle storie d’amore più affascinanti e più belle di sempre, una storia d’amore dal fascino eterno, così come solo l’amore vero sa essere.
Una lettura che consiglio a tutti, soprattutto a coloro che storcono sempre il naso davanti ai classici greci e latini...leggetelo, forse vi ricrederete un po’ sui vostri pregiudizi.
Voto: 8