NEL SEGNO DELLA PECORAAutore: Haruki Murakami
Data di edizione: 1982
Genere: surreale/onirico“Erano i giorni dei Doors, degli Stones, dei Byrs, dei Deep Purple e dei Moody Blues. C'era un'atmosfera viva, sebbene tutto sembrasse già appollaiato sull'orlo del precipizio in attesa di una spinta.”A volte succede nella propria vita di fare il percorso inverso…io l’ho fatto con Haruki Murakami e i suoi libri.
Ho iniziato il mio percorso con lui da “Norwegian Wood”, il suo romanzo più famoso, sono passata attraverso le sue produzioni più recenti, compreso “1Q84” e poi sono tornata agli albori, lasciandomi per ultimo il suo primo lavoro, “Nel segno della pecora”. Ora il ciclo è completo, posso dire di aver letto tutto di lui.
Come scritto sopra questo è il suo primo romanzo, scritto nel lontano 1982, in cui si può notare un Murakami ancora acerbo, ma dava già mostra del grande scrittore che sarebbe poi divenuto in seguito.
La storia è semplicissima, c’è un ragazzo(di cui non conosciamo il nome), un giovane pubblicitario che viene incaricato di ritrovare una pecora bianca con una macchia scura a forma di stella sul dorso che compare in una fotografia inviatagli insieme a una lettera da un suo amico, denominato “Il Sorcio”, che non vede da diversi anni.
La ricerca di questa fantomatica pecora si trasformerà per lui in un lungo e periglioso cammino alla ricerca della verità.
L’ho sempre detto, quando si legge Murakami è necessario abbandonare la razionalità e immergersi nel surreale…se non lo si fa, se non si è capaci di farlo, è difficile che si riesca a comprenderlo e, soprattutto, ad amarlo.
Leggere Murakami è come vivere in un sogno, un sogno che può suscitare i sentimenti più disparati, dall’allegria alla tristezza, dall’indifferenza all’amore, dall’irrequietezza alla pacatezza, dall’armonia al caos, dal dolore alla gioia.
Anche questa volta mi sono ritrovata in un sogno, un sogno un po’ acerbo, del quale non sono riuscita appieno a cogliere il senso della storia, la sua vera essenza, ma sono rimasta lo stesso colpita dalla sua delicatezza, dalla sua struggente malinconia che si respira a ogni pagina.
Non è un capolavoro, ma è assolutamente delizioso, sono già presenti al suo interno tutti i temi più cari a Murakami, l’amore per la musica, così cara all’autore nipponico, che accompagna le varie vicende dei personaggi, l’amore per i gatti, questi meravigliosi e affascinanti animali, il continuo incontrarsi e scontrarsi tra mondo reale e irreale(qui è rappresentato dalla figura della pecora), la sua maestria nel descrivere personaggi, luoghi, situazioni e paesaggi, abilità che rende ogni suo romanzo così piacevole da leggere.
Un libro mai banale, così come gli altri, certo non ai livelli eccelsi(e a parer mio irraggiungibili) di “Norwegian Wood”, di “After Dark”, di “Dance, Dance, Dance” di “Kafka sulla spiaggia” e di “A sud del confine, a ovest del sole”, ma nonostante questo un romanzo delicato, profondo e toccante che racchiude in sé tutto quello che sarà il Murakami del futuro, uno degli autori più incredibilmente folli degli ultimi trent’anni.
Voto: 7