IGIENE DELL'ASSASSINOAutore: Amelie Nothomb
Data di edizione: 1992
Genere: Surreale“Avevo dimenticato che si potesse essere felici fino a questo punto”.Adoro andare controcorrente, non sono mai stata un tipo che si omologa alla massa, non ho mai seguito le mode, ho sempre cercato di ragionare con il mio cervello, senza farmi influenzare da quello che pensavano gli altri su un dato argomento.
Tutto questo per dire che non mi fido mai dei giudizi ultra-positivi che leggo su un tale romanzo o un tale film e, non per darmi delle inutili arie, il più delle volte ci azzecco alla grande.
Non mi trovo assolutamente d’accordo con i commenti entusiastici su quest’opera prima della Nothomb, anzi, posso dire di averla trovata piuttosto scialba e pretestuosa.
Un uomo di ottant’anni, scrittore di fama mondiale, premio Nobel per la letteratura, obeso, misantropo e soprattutto misogino…questo è l’identikit di Pretaxt Tach, il protagonista di codesto romanzo.
La sua vita sta per volgere al termine, una rara forma di cancro alle cartilagini lo sta lentamente ma inesorabilmente uccidendo.
La stampa, avendolo saputo, riesce a ottenere il permesso di intervistare l’uomo. Cinque giornalisti possono così incontrarlo, ovviamente in sedi separate.
I primi quattro, tutti giovani uomini, diventano presto vittime del puro sadismo dell’uomo, della sua caustica dialettica e ne escono letteralmente con le ossa distrutte, annientati sia dal punto di vista fisico, che psicologico che professionale.
Il quinto giornalista, una donna, la giovane, caparbia, determinata e combattiva Nina, trasforma l’intervista in un lungo ed estenuante interrogatorio, durante il quale emergerà un passato dell’uomo fatto di dolore profondo ma anche di amore.
Tra schermaglie varie, provocazioni, crudeltà e inutili sofferenze si arriverà alla fine a un vero e proprio duello all’ultimo sangue, con tanto di resa dei conti definitiva.
Ritengo la Nothomb una delle autrici moderne più intelligenti, ironiche e audaci, ma questo suo romanzo mi è sembrato piuttosto acerbo, con una storia alquanto scialba e con dei personaggi male caratterizzati.
Alla fine non ho ben capito dove volesse andare a parare la brava Amelie, se la sua intenzione era quella di scrivere un giallo, la cosa si è rivelata poi poco convincente, se invece intendeva scrivere un saggio etico-morale-filosofico sulla vita, sulla morte, sull’amore e sul dolore, beh, la cosa si è rivelata ancor meno convincente.
Un romanzo immaturo, a tratti un po’ presuntuoso e anche un tantino irritante…forse sarò l’unica a pensarla in questo modo, ma durante la lettura di queste pagine non ho fatto altro che provare un profondo moto di nostalgia per la Nothomb ironica e arguta e amante del Giappone da me ammirata in “Né di Eva, né di Adamo”….questa che ho letto oggi è soltanto una sua sbiadita copia.
Come per Haruki Murakami, non consiglio ai neofiti di quest’autrice di cominciare da codesto romanzo, ne rimarreste delusi e ciò potrebbe andare a danno di un eventuale proseguimento della sua conoscenza.
Cercate altrove, ne ha scritti tanti di più belli e interessanti di questo, c’è solo l’imbarazzo della scelta, credetemi.
Voto: 5