LA NOTTE DEI DEMONI (1988), Kevin Tenney

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ilgiornodeglizombi
view post Posted on 11/4/2013, 16:48




"La notte dei demoni" ("Night of the demons", USA, 1988) di Kevin Tenney
Hal Havins (Stooge), Allison Barron (Helen), Alvin Alexis (Rodger), Linnea Quigley (Suzanne), Amelia Kinkade (Angela), Jill Terashita (Frannie), Billy Gallo (Sal), Cathy Podewell (Judy)

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Kevin Tenney era un regista dotato di sicuro talento, che poi si è perso in roba sempre più infima e pregna di tristezza. Ma che con questo classico (perché ormai è un classico, che lo vogliate o no), ci regalò all’epoca un’interessante variazione sul tema della possessione demoniaca, con un debito di proporzioni cosmiche nei confronti de "La Casa" di Sam Raimi, ma dotato comunque di un’identità propria. E di una cattiveria fuori del comune, anche per gli standard degli anni ’80.
Per chi non lo avesse visto, la trama è di una semplicità imbarazzante: un gruppo di ragazzi va a festeggiare la notte di Halloween in un edificio abbandonato (ex sede di un’impresa di onoranze funebri) che dicono sia maledetto. Lì, attraverso la rottura di uno specchio, scatenano dei demoni che entrano nei corpi dei protagonisti e li trasformano in orride bestiacce assassine.
Alla base della riuscita di un film come "La Notte dei Demoni" c’è un frullato di sottogeneri che Tenney riesce a miscelare con equilibrio: in parte zombie movie, in parte film d’assedio, un po’ commedia adolescenziale e un po’ slasher, con abbondanti dosi di nudità gratuita (all’epoca non dava così fastidio come oggi, forse perché talmente spudorata e ingenua che ci si passava volentieri sopra), turpiloquio come se piovesse e tanto splatter artigianale.

Il responsabile del make up, Steve Johnson, oltre ad aver conosciuto la sua futura moglie Linnea (Quigley) proprio sul set de "La Notte dei Demoni", aveva già un curriculum di tutto rispetto. Aveva lavorato con Carpenter e Cronenberg , in "Grosso guaio a Chinatown" e "Videodrome" ed era un affermato maestro degli effetti speciali, che infatti sono superiori alla media di tante produzioni analoghe del periodo.
Tenney, dal canto suo, si diverte con la macchina da presa e ci mette sempre qualche guizzo stilistico degno di nota, come nella lunghissima panoramica sui ragazzi disposti in cerchio subito dopo la possessione della Quigley, o nelle soggettive dei demoni (che sì, lo abbiamo già detto, ricordano molto da vicino quelle di Raimi), o ancora nella sequenza del ballo di Angela (Amelia Kinkade).
In queste scene si vede tutto l’estro creativo di un regista che purtroppo non è stato così fortunato da sfondare sul serio. Inoltre, e non vorrei stare sempre qui a sottolinearlo, ma è un concetto che mi sta molto a cuore, salta subito agli occhi quanto l’horror fosse considerato un mezzo per esprimersi in totale libertà creativa.
Lo stile, questo sconosciuto, non era quasi mai piatto e, nonostante la natura di parente povero del cinema dell’orrore, c’era sempre un’attenzione nella gestione delle inquadrature, nelle luci, nei movimenti di macchina, che oggi è un po’ andata perduta.
Il che ci porta al remake del 2009 di cui sarebbe meglio non parlare, ma che è un film di una sciatteria e di un pressapochismo che lasciano interdetti.

Non è mia intenzione affermare che tutti gli horror degli anni ’80 fossero prodotti professionali e realizzati con cura. Giravano certa roba che mette imbarazzo solo ricordarla. Ma è anche vero che all’epoca l’horror stava vivendo una stagione particolare e c’era un vero e proprio esubero di pellicole grondanti sangue. Quel tipo di cose (sostanzialmente il binomio infallibile tette – frattaglie) portava la gente al cinema. Ed esordire con un horror significava avere garantita l’attenzione del pubblico. Anche per questo i registi si sbizzarrivano: mostravano quello di cui erano capaci. E non c’è niente di più adatto, per un giovane che deve farsi le ossa dietro la macchina da presa, che essere obbligato a lavorare con un budget basso, e dover mettere paura.
Stessa cosa si può dire per i tecnici degli effetti speciali, per i direttori della fotografia e per i montatori. Il cinema dell’orrore è una palestra. E se avete dubbi a riguardo, prego rivolgersi a Francis Ford Coppola.

Vi parlo ora dello strepitoso e perfido finale de "La Notte dei Demoni", senza neanche fare spoiler, e limitandomi a usare due parole: lamette e mele.
Ecco, sono proprio idee come queste che rendono "La Notte dei Demoni" un cult da ricordare con affetto, insieme all’umorismo con cui Tenney le porta sullo schermo. Non era niente di sottile, men che mai raffinato. Eppure, per qualche strana coincidenza, "La Notte dei Demoni" riusciva a essere sardonico, spaventoso, divertente e grottesco allo stesso tempo. Una piccola magia che forse, oggi, con la finta cattiveria che tanto va di moda, unita a un puritanesimo censorio e ipocrita, non sarebbe possibile replicare.

Sciocca postilla di stampo italiota: è curioso come, nel doppiaggio italiano del film, vengano usati alternativamente i termini Halloween e Carnevale per identificare la stessa cosa. Evidentemente, all’epoca si faceva confusione, non si sapeva distinguere una festività dall’altra e per non scontentare nessuno, le si trattava come intercambiabili.

VOTO 7,5

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Edited by LordDunsany - 12/8/2013, 19:31
 
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