OVERHEARD, Felix Chong e Alan Mak

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view post Posted on 15/7/2013, 00:33
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Sapiente Malizioso
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"Overheard" (“Sit yan fung wan”, HK/SIN/CINA, 2009) di Felix Chong, Alan Mak
Lau Ching - wan (Johnny Leung), Louis Koo (Gene Yeung), Daniel Wu (Max Lam), Alex Fong Chung - sun (Kelvin Lee), Lam Ka - wah (ispettore Frankie Wong), Zhang Jingchu (Mandy Yam), Waise Lee Chi-hung (azionista di maggioranza, Ringo Law), Michael Wong (boss Willie Ma)

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Borsa valori di Hong Kong. Una società finanziaria, la “E&T”, è sospettata dalla divisione Crimini Patrimoniali della polizia di effettuare operazioni tese a manipolare gli scambi di mercato per poterne trarre grandi profitti (agiotaggio). Per incastrare i responsabili, un reparto dell’antifrode commerciale organizza una task force incaricata di installare dispositivi di intercettazione, sia visivi che ottici, in modo da poter tenere sotto controllo ogni comunicazione dei sospetti. L’operazione è portata a termine con successo da tre veterani di sicuro valore: gli amici Johnny, Gene e Max. Il passo successivo è l’inizio delle intercettazioni, 24 ore su 24, con la speranza che qualcosa di compromettente possa emergere. Durante un turno notturno, Gene e Max ascoltano una conversazione tra un dirigente, Ringo, e la sua segretaria; in essa viene detto di come il prezzo delle azioni della “E&T”, il giorno successivo, schizzerà in alto. Gene, che ha ingenti problemi monetari, chiede a Max di non trascrivere l’intercettazione, la sua intenzione sarebbe quella di capitalizzare l’informazione captata…

A mio avviso questa è una di quelle pellicole che testimoniano un “passaggio”, un mutamento in corso. In questo caso non stiamo più parlando dello storico “handover”, ormai assimilato e sviscerato poiché data 1997, ma della trasformazione di Hong Kong in moderna e tecnologica città che può e vuole rivaleggiare con qualsiasi altra metropoli. Al timone abbiamo nuovamente la magica coppia Mak – Chong che sceneggia e dirige, ma non come nelle ultime, fiacche, prove, piuttosto avvicinandosi a come aveva saputo mostrare a tutto il mondo con quel miracolo che fu “Infernal Affairs” (Chong alla sceneggiatura con Mak che co - dirigeva con Andy Lau); si percepisce un bagliore scaturire da molte scene.


Dicevo di Hong Kong: visivamente non c’è moltissimo della vecchia città, Mak e Chong, che amano il patinato, alla maniera dei film coreani, e gli scenari “puliti”, come il primo Soderbergh, mostrano una città quasi asettica, ma in evidente evoluzione, che potrebbe somigliare a molte altre: ci sono gli spettacolari grattacieli, gli interni moderni degli uffici, i campi da golf, i nuovi edifici in costruzione e gli appartamenti lussuosi. Ma c’è anche qualche vicolo lurido (quello iniziale), ci sono le famose fumate sui tetti, c’è un luogo affollato (quello dove si riuniscono le persone comuni per giocare in borsa), c’è pure il piccolo e disordinato appartamento di Gene; come a voler ricordare che i tratti peculiari della vecchia città non sono del tutto andati perduti. Certo, l’immagine romantica, satura di persone, cibo, falansteri, della quale ogni appassionato di film hongkonghesi, era abituato a godere, è quasi scomparsa; la città si sta trasformando, imborghesendo ed in più, vuoi per la severa censura “mainland” (la SARFT), vuoi per il fatto che si pensava di vendere il film all’estero, il tutto ha concorso a dare quest’immagine di novità incombente.
La trama gira attorno ai rapporti tra tre amici, complici e camerati: Gene, Johnny e Max; ognuno, tipicamente, dipinto con chiaro scuri, ognuno caratterizzato come nelle migliori pellicole di Hong Kong. Anche loro, soprattutto nella contrapposizione Gene/Max, simboli del cambiamento della città. Gene, un grande Louis Koo, è un poliziotto non giovanissimo con molti problemi familiari: ha un sacco di figli, di cui uno gravemente malato, pochi soldi e un animo non del tutto pulito. Max, un Daniel Wu che non convince del tutto, è un giovane dalle ottime prospettive, sta per sposare la figlia di un uomo ricchissimo e guida una fiammante auto occidentale (un’Alfa), per lui il futuro è luminoso, ma per un amico forse si può trasgredire a qualche regola. Infine Johnny, un Lau Chin - wan che gigioneggia con gran classe, il collante del gruppo, sempre sorridente, disponibile e pacificatore, molto ligio alle regole dell’etica lavorativa e della morale. Anche lui, però, nasconde qualcosa che lo fa apparire indeciso: una relazione con la moglie di un collega, fatto che lo blocca e rende insincero.
Sarà la spirale del destino (anche qui una sorta di hubris fa capolino), dopo che si saranno consumati intrecci, bugie, sabotaggi, gioie e melodrammi, a presentare il tragico conto. A mio modo di vedere, quello che avvince, quando si visiona un film di questa parte del mondo, è l’incalzante, inconsueto e intrigante evolversi dell’intreccio degli avvenimenti; qui, questa peculiarità, è molto più spiccata e centrata rispetto alle recenti produzioni.
Come ho già ricordato, la sceneggiatura è un congegno affilato e funzionante, quasi, alla perfezione. E’ un film ben girato, con ottimi momenti, tra cui un gioco di sguardi dei tre protagonisti, con relativo ralenti, da pelle d’oca; è serrato e la tensione non viene mai meno; in più ha una parte finale irresistibile (tolti, forse, gli ultimi 5 minuti), con quella costruzione del momento tragico come la sanno girare solo a Hong Kong; ciò eleva la pellicola molto sopra la media. La colonna sonora è suggestiva e ben aderisce al narrato.
Tutto questo potrebbe apparire un miracolo, visto che gran parte è girato in interni e il costo complessivo di produzione è stato bassissimo; ma quando ci sono le idee, supportate da persone capaci, questo cinema detiene ancora prerogative uniche. L’ultimissima immagine è quella di un ponte, ideale collegamento tra passato e presente, con evidente allusione ad un sentimento di apertura al moderno che avanza. La speranza è che l’incipiente ricchezza non vada a coprire definitivamente i vecchi elementi tanto caratteristici di questa città e di questo cinema. Un compromesso è possibile ed “Overheard” lo dimostra. Crime – drama di classe che consiglio di vedere.

VOTO 7,5

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Amélie Verne
view post Posted on 16/7/2013, 11:40




Sembra davvero interessante... non solo per la vicenda in sé ma per il contesto (la tua analisi è veramente centrata ed accurata).
Se non ne avessi parlato non sarei mai venuta a conoscenza di questa pellicola, grazie Lord! :)
 
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1 replies since 15/7/2013, 00:33   40 views
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