ESCO A FARE DUE PASSIAutore: Fabio Volo
Data di edizione: 2001
Genere: commediaLa quintessenza dell’inutilità
Ormai oggigiorno tutti si trasformano in scrittori, basta essere un personaggio famoso (politico, calciatore, presentatore tv, velina, letterina e quant’altro), avere una certa massa che lo osanna, trovare un editore che abbia voglia di buttare i suoi soldi e il gioco è fatto.
E’ la volta di Fabio Volo, attore comico che a me, detto con franchezza, non ha mai fatto ridere, un altro di quei tanti vip che, molto probabilmente stanchi dei loro soldi, desiderano averne di più e decidono così di guadagnarne tramite la scrittura, rovinando così questa nobile arte e insozzando le nostre librerie.
“Esco a fare due passi” è, a quanto ho letto, il primo dei suoi libri (perché ne ha anche scritti degli altri, questa è la cosa peggiore…) e ovviamente, come c’era da immaginarselo, è stato un successo nazionale (come si poteva sperare il contrario…e poi ci si lamenta che la nostra è una società di pochi lettori…quelli che leggono ci sono, peccato che la maggior parte di questi preferiscano tal schifezze a libri un tantino più impegnati…).
Questo libercolo non è altro che un lungo monologo, una lettera che un tale Nico, ragazzo di ventotto anni, scrive a un ignoto destinatario (il suo nome verrà fuori solo nell’ultima pagina).
Leggere le parole di Nico ti fa venire (o perlomeno ha fatto venire a me) ancor più tristezza se già ne sei provvista, un uomo che rasenta l’imbecillità più assoluta, un uomo immaturo, superficiale, stupido, che a ventotto anni non ha alcuna voglia di crescere, di maturare, di responsabilizzarsi… il classico esempio di buona parte degli esseri umani di sesso maschile, o perlomeno quelli che finora ho avuto quasi sempre la sfortuna di trovarmi davanti, un uomo che parla solo per frasi fatte, per luoghi comuni, che appena apre bocca ti mette in fila una dietro l’altra banalità su banalità che ti sconvolgono a tal punto che arrivi a pensare: “ma può esistere gente così nel XXI secolo?”, un uomo che ti tira fuori racconti sulla sua vita privata che rasentano il trash con la convinzione di risultare così simpatico (il racconto delle mutande sgommate è qualcosa di allucinante, no che dico, di veramente triste…), un uomo che con ogni sua parola risulta solo fuori luogo e ridicolo.
Dopo appena dieci pagine non ne puoi più, un mare di banalità ti sommerge a tal punto che avresti voglia di scappare prima che quell’onda ti travolga, facendoti annegare... alla fine quello che ti rimane è solo un grande vuoto e una grande, grande tristezza (altro che risate… beato a chi si diverte davanti a queste banalità e zozzerie…).
Come al solito ho letto commenti entusiastici, cinque stelle a go-go… forse abbiamo criteri di giudizio diversi, ma per me questo libro non è meritevole nemmeno di una stella, un libro vuoto, stupido, superficiale, che non meriterebbe nemmeno la minima considerazione, ma per molti è un best-seller, uno dei libri più originali e divertenti degli ultimi cinquant’anni… oh, che vi devo dire, avrete sicuramente ragione, ma per me sono libri come questi che distruggono la nostra editoria e, soprattutto, fanno passare la voglia a chi legge di farlo e a chi vuole cominciare di iniziare.
Poi ognuno la pensa come vuole, per me questo libro è solo letame…
Voto: 3
Edited by LordDunsany - 8/10/2013, 01:29