“Tade kuu mushi”No, non è una parolaccia, è il titolo originale di questo bel romanzo di Junichiro Tanizaki(autore che fa parte del mio Olimpo personale degli scrittori giapponesi insieme a Yukio Mishima e Haruki Murakami).
Questa è la storia di una coppia, Kaname e Misako, sposati da diversi anni e con un figlio molto piccolo, Hiroshi(piccola curiosità: il suo cognome è Shiba…Hiroshi Shiba, come il protagonista di Jeeg Robot di Go Nagai).
Come accade spesso a molte coppie che convivono insieme da anni, la passione tra i due non è più quella dei primi anni di fidanzamento(anche se al lettore, fin dalle prime pagine, viene subito il dubbio se questa passione sia mai esistita…).
Misako ha un giovane amante di cui il marito è a conoscenza, mentre lui “si consola” spesso con una prostituta dai lineamenti occidentali.
Entrambi sembrano sempre sul punto di porre fine alla loro unione: Kaname vorrebbe costringere la moglie a firmare le carte del divorzio, ma come succede spesso nelle coppie in cui c’è di mezzo un bimbo ancora molto piccolo tentenna sempre nel prendere la decisione definitiva nonostante il cugino, separato a sua volta, gli imponga sempre di farlo per il bene suo, della moglie e del loro figlioletto.
Unica valvola di sfogo a questa difficile situazione che i due stanno vivendo sono le visite all’anziano padre di lei, appassionato di spettacoli di marionette.
L’uomo ha da anni una relazione con la giovane O-Hisha, una sorta di ragazza di compagnia da cui il genero ne rimane inevitabilmente attratto.
Tanizaki è uno di quei pochi scrittori orientali che escono spesso dai canoni e dalle regole imposte dalla loro letteratura, con tono distaccato e raffinato ci analizza il calo di desiderio che avviene talvolta in coppie che sono insieme da tempo e il disperato bisogno d’amore che spesso viene soffocato.
Come ne “la chiave” anche in questo romanzo alla base c’è la difficile relazione tra moglie, mariti e i rispettivi amanti, anche se questa volta manca quella “teatralità” di sentimenti presente invece nel suo successivo romanzo, da tutti considerato il suo capolavoro assoluto.
Il finale assolutamente inaspettato rende ancor più affascinante quest’opera così triste e malinconica, simbolo dell’incomunicabilità che ormai sta sempre più dilagando tra gli esseri umani e l’incapacità di amare veramente.
Consigliato a tutti gli appassionati di letteratura giapponese, così come consiglio il successivo “la chiave”, romanzo che affronta le stesse tematiche ma in modo più, come dire, “passionale”.
Grazie Sergio per avermi permesso di leggerlo, grazie di cuore.
Voto: 8