LA NOVELLA DEL BUON VECCHIO E DELLA BELLA FANCIULLA, Italo Svevo

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 5/12/2013, 17:24
Avatar

Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
oscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscaroscar

Group:
Letterato Classico
Posts:
25,310
Location:
Civita Vetula

Status:


LA NOVELLA DEL BUON VECCHIO E DELLA BELLA FANCIULLA

Autore: Italo Svevo
Data di edizione: 1929
Genere: Drammatico


$(KGrHqZHJCYE7zE3g70VBPH)8Dfqmg~~60_35

“Madre Natura benignamente gli concedeva un’altra volta, l’ultima, di amare.”

Un amore per non sentire più il dolore e l’enorme peso della solitudine, un amore per non sentirsi più inutile, un amore per allontanare sempre di più da noi la soglia della morte.
E’ un uomo anziano il protagonista di questa novella, un uomo giunto alla fine della sua esistenza, un uomo che, per sfuggire al suo destino, trova nell’amore per una giovane e bella donna conosciuta su un tram il desiderio di poter ritornare a quella giovinezza ormai perduta per sempre.
Ma la sua salute ne risente di questo amore proibito, un giorno l’uomo anziano ha un attacco di cuore e il medico si trova così costretto a prescrivergli riposo assoluto, moderazione nel mangiare e nel bere e soprattutto nessun tipo di emozione e ciò comporta per lui il dover dimenticare per sempre la sua giovane donna, il suo amore proibito, colei che riesce ancora a farlo sentire un uomo vivo.
Per il povero uomo tutto sembra allora perduto per sempre e così, per non cadere in una ancor più profonda depressione, rivolge tutta la sua attenzione e passione alla stesura di un libro sul rapporto naturale tra gioventù e anzianità, ma questo non fa altro che riportare nella sua mente il suo amore proibito, riaprendo così in lui quella ferita che, dopo breve tempo, lo porterà alla morte.
Racconto lungo di Italo Svevo poco conosciuto alla maggior parte dei suoi lettori, un racconto che fa da preludio a quello che sarà poi il suo massimo capolavoro, “La coscienza di Zeno”(chiunque l’abbia letto ritroverà in questo racconto lungo molti punti in comune), un racconto che descrive perfettamente uno spaccato di vita di inizio ‘900 e che ci fa capire come, a distanza di oltre cento anni, le cose non siano affatto mutate, un racconto che fa male a colui che lo legge, perché ti fa capire ancora una volta quanto sia terribile la solitudine.
Una lettura amara, nostalgica, a tratti angosciante, con un finale profondamente pessimista come lo era colui che l’ha scritto…alla fine per l’uomo non c’è mai una via d’uscita, non c’è mai una speranza di felicità, di gioia, di amore, alla fine rimane sempre solo con la sua solitudine…
Una lettura che, tutto sommato, ho trovato interessante, soprattutto per chi ama il genere e l’autore, ma rispetto a quella che è la sua produzione, è davvero poca cosa.

Voto: 7
 
Top
Amélie Verne
view post Posted on 6/12/2013, 10:25




E dove l'hai scovato questo raccontino? ^_^
La tematica non è ceramente delle più allegre ma, dato che vado a braccetto con le storie fondamentalmente nichilistiche, penso possa fare al caso mio :D
 
Top
1 replies since 5/12/2013, 17:24   36 views
  Share