"
Il sospetto" (“
Jagten”, DAN, 2012) di
Thomas VinterbergLucas (Mads Mikkelsen), Klara (Annika Wedderkopp), Thomas Bo Larsen (Theo), Alexandra Rapaport (Nadja), Lasse Fogelstrøm (Marcus), Anne Louise Hassing (Agnes), Susse Wold (Grethe)SPOILER
Il quarantenne Lucas, divorziato e in battaglia con la moglie per la custodia del figlio Marcus, lavora presso l'asilo di una cittadina danese. E' stimato dalla comunità, ha un gruppo di amici con cui è molto affiatato ed è adorato dai bambini, in special modo da Klara, figlia del suo migliore amico Theo. La bimba si prende una cotta per Lucas e gli consegna un semplice regalino dopo avergli dato un bacio sulla bocca durante una fase di gioco; l'uomo le spiega con gentilezza che certi gesti dovrebbe riservarli ai suoi compagni di scuola. Klare rimane risentita da questo rifiuto e racconta alla bigotta direttrice che Lucas le avrebbe fatto vedere le proprie parti intime. Quella che era un piccola bugia muta nel più infame dei reati; la ferale notizia si diffonde rapidamente per il paese e per il mite Lucas comincia un inimmaginabile incubo a occhi aperti...
Il noto regista danese amico del controverso Von Trier presenta una pellicola, da lui anche sceneggiata, che tratta un argomento assai spinoso affrontato da una prospettiva inconsueta e raramente sviluppata in passato. Al netto di un paio di passaggi eccessivamente retorici e di alcuni difetti in fase di sceneggiatura (Lucas non narra mai l'episodio del regalo per scagionarsi; la polizia non indaga a dovere per risolvere il caso) è mirabile l'illustrazione del mutamento dei sentimenti della comunità. L'assioma su cui si fonda la narrazione è il seguente: "i bambini non mentono" (specie su fatti del genere). Da questo punto in poi, quello in cui Klara racconta alla direttrice del presunto abuso (bugia che sarà ripresa anche dagli altri bimbi dell'asilo), l'ottusità dei genitori dei bambini, che si dicono certi di aver udito quel che vogliono sentirsi dire, prende il sopravvento. Una piccola bugia diventa un gigante immenso e si creano meccanismi sociali malati che vogliono equiparato un presunto reato a indubitabile colpevolezza; è nato un nuovo mostro, inconsapevole del titolo appena acquisito. Il gruppo di adulti si fa compatto e minaccioso, comincia un processo di isolamento ai danni del mite Lucas: contumelie, ingiustizie, voltafaccia (solo Marcus e il suo padrino gli restano fedeli), privazioni, cattiverie (l'uccisione della cagnoliina Fenny), vessazioni fisiche e morali diventano la consuetudine. E' impossibile non provare sdegno e non innervosirsi per la situazione mostrata poiché potrebbe inquietantemente essere reale, chiunque potrebbe diventare vittima inconsapevole di una ferale bugia. Provare empatia per il protagonista è automatico, come il Dustin Hoffman del celebre "
Cane di paglia", Lucas subisce tutto supinamente ma, a differenza di quello, non reagisce (quasi) mai, allo stesso modo dei cervi che lui stesso uccide nei boschi. Si assiste attoniti a una sorta di terribile contrappasso, di inversione dei ruoli: Lucas da cacciatore (carnefice) diviene preda (vittima); gli "innocenti" bimbi (mai) abusati accusano l'infame lupo cattivo Lucas. Una piccola bugia ha rovinato la vita di un uomo onesto; la colpa è dell'inconsapevola Klara e, soprattutto, dell'irrazionale modo di pensare dei genitori, troppo protettivi, spesso pessimi "maestri" di vita.
L'ideale processo, senza difesa, intentato dall'ostile e accecata popolazione è stato perso ma finalmente giunge l'assoluzione da parte del tribunale (i bambini sostengono che gli abusi sarebbero avvenuti nel seminterrato che Lucas non ha). L'incubo è finito, la verità ha trionfato, il pregiudizio è stato sconfitto e la vita può ricominciare a scorrere come prima (molto bella la scena del riavvicinamento tra Lucas e Klara); lo spettatore può rilassarsi. L'anno successivo, cerimonia per il passaggio alla maggiore età di Marcus, gli sguardi (fintamente) indulgenti degli altri adulti, nel bosco uno sparo verso Lucas...
La presunta colpa non è stata realmente perdonata, persiste dell'astio nella mente e nei cuori degli uomini, un marchio indelebile è stato impresso a vita sulla pelle di Lucas e la caccia (questo il titolo originale) al mostro non è finita, non lo sarà mai...
Alcuni scorci del paesaggio presentano colori abbaglianti, magnifci. Ripresa sicura, fotografia che conferisce al tutto un aspetto assai realistico. Bravissimo Mads Mikkelsen. La pellicola è candidata per il miglior film straniero agli Oscar 2014.
Fa riflettere parecchio (l'assioma di partenza non è sempre vero, anzi), è un film teso e mesto, assolutamente da vedere e far vedere.
VOTO 7,5
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