LA NOTTE CHE EVELYN USCì DALLA TOMBA, Enzo P. Miraglia

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view post Posted on 20/2/2014, 00:23
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Sapiente Malizioso
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"La notte che Evelyn uscì dalla tomba" (“The night Evelyn came out of the grave”, ITA, 1971) di Enzo P. Miraglia
Anthony Steffen (Lord Alan), Marina Malfatti (Gladys), Giacomo Rossi Stuart (Dr. Richard Timberlane), Joan C. Davis (zia Agatha), Enzo Tarascio (George Harriman), Erika Blanc (Susie), Roberto Maldera (Albert), Umberto Raho (Farley)

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Lord Alan Cunningham è un uomo divorato dal senso di colpa e vittima di attacchi di parossismo per la morte della moglie Evelyn (la quale lo tradiva ed è deceduta in seguito a parto); questo lo induce ad abbordare compiacenti fanciulle, rigorosamente accessoriate di folta chioma rossiccia, che porta nel suo castello; qui le sottopone a tortura e poi le uccide. Attorno a lui gravitano il cugino George, zia Agatha (immobilizzata su una sedia a rotelle), il fratello della defunta Albert e il primario della clinica psichiatrica che lo ha in cura, il dottor Richard Timberlane. Durante una festa a casa di George Alan incontra una ragazza bionda, tale Gladys, di cui si innamora all’istante; dopo pochi giorni i due convolano a nozze e vanno a stabilirsi nell’enorme castello di famiglia. Alan ricomincia a essere perseguitato dalle sue visioni ossessive mentre un paio di uccisioni aggravano la situazione generale…

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LIEVI SPOILER
Emilio Miraglia, che sarà al timone nella direzione dell’innocuo e confuso “La dama rossa uccide sette volte”, cerca di creare un impasto che preveda elementi gotici (cripta, castello, teschi e fantasmi) mescolati al giallo all’italiana portato in auge da Argento (omicidi cruenti -?-, soggettive, killer misterioso, soluzione finale ingegnosa), riuscendovi solo in parte, molto “in parte”. Quello che nella Dama diverrà “solamente” caotico qui lo è all’ennesima potenza e in più vengono disseminate ingenuità, sciatterie e illogicità a profusione: se un personaggio sta compiendo un’azione in piena notte non può esser montata nel mezzo un’inquadratura del castello di giorno; il serpente finto fa ridere perché troppo evidentemente fasullo e colui che viene morso manco si gira per controllare chi ci sia nelle vicinanze; la cripta dove giace Evelyn, che deve essere rischiarata con una torcia da Alan visto il buio totale nella quale è immersa, resta illuminata dopo che lui ne è uscito, ma perché? Il film si regge sul fatto che Alan, vedendo Gladys alla festa, si innamori di lei a prima vista, ma com’è possibile, perché tutto ciò? “Perché sì, serviva alla sceneggiatura”, non mi pare una risposta valida, anche perché la Malfatti, che interpreta Gladys, non pare essere stata baciata in fronte da Afrodite…
Potrei continuare per diverse righe ma la musica non cambierebbe, il concetto mi pare chiaro. L’aspetto gotico rende la scenografia gradevole ma i delitti sono pochissimi e per nulla cruenti, soprattutto se paragonati alla generosa esposizione di nudità; avrei preferito più sangue e meno “carne”. Singolare il recinto in cui sono rinchiuse le volpi. Il finale è probabilmente la parte migliore poiché mostra consecutivamente ben tre twist che, pur confermando la paternità del complotto, mutano la condizione di diversi personaggi. Anche se l'ambientazione simula quella della Gran Bretagna, il tutto è stato girato in Veneto. Un film dotato di rari motivi d’interesse, discontinuo e poco riuscito cui il complicato intreccio non ha di certo giovato. Ha generato comunque un sottogenere che prevedeva nomi di donna nel titolo uniti a una storia a tinte soprannaturali. Farraginoso.

VOTO 5

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view post Posted on 24/2/2014, 17:27
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Lascia ch'io pianga, mia cruda sorte, e che sospiri la libertà
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Film qualitativamente mediocre, una pellicola di una lentezza quasi sconvolgente, dalla sceneggiatura che definire confusionaria è un eufemismo, un film che mescola tra di loro vari generi in una sorta di minestrone senza sapore.
Devo dire che è questo film è anche piuttosto fuorviante, per una buona parte sembra che si tratti di un horror gotico con tutte le carte in regola(un castello misterioso, una morte altrettanto misteriosa, fantasmi che appaiono all’imbrunire, una cappella immersa in un bosco oscuro, strumenti di tortura nelle cripte), poi, all’improvviso, ecco trasformarsi in un classico giallo che, come soluzione finale,
ha quella trita e ritrita dell’accaparramento di eredità
, sminuendo così tutto quello che di buono e interessante si era fatto finora.
Per risollevare le sorti del film, il regista usa il classico espediente delle donnine nude, espediente che veniva spesso usato in film di tal genere, ma in questo caso il signor Miraglia fallisce miseramente, le nudità delle sue bellissime attrici appaiono vacue, buttate lì senza senso(ovviamente parlo per me che sono una donna, un uomo sicuramente apprezzerà di più), tanto per far felice lo spettatore(ovviamente di sesso maschile).
Alla fine, da horror gotico si trasforma in una sorta di film erotico di bassa lega e poi in un classico film giallo…peccato però che, alla fine, delle tre direzioni prese dal regista nessuna di loro sembra appropriata.
Insomma, per dirla in parole povere questo film fa piuttosto schifo, è noioso, confusionario, senza un minimo di pathos o di paura(e per un film che dovrebbe essere un horror in piena regola è una grandissima pecca), dove si notano i classici meccanismi senza senso dei gialli all’italiana, dove abbondano inutili nudità, dove le interpretazioni degli attori lasciano alquanto a desiderare, dove i dialoghi sono ripetitivi e banali.
L’unica nota positiva è data dalla fotografia, ispirata al grande maestro Mario Bava, il resto è tutto da dimenticare.

Voto: 5
 
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1 replies since 20/2/2014, 00:23   95 views
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