BLACKOUT, Gianluca Morozzi

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view post Posted on 13/8/2015, 22:41
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Sapiente Malizioso
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"Blackout" di Gianluca Morozzi
Thriller, 2004, Tea, pagine 202

Tutto il merito, che molte altre volte grazie a giudizi fallaci s’è mutato in demerito, di questa mia ultima lettura è da ascrivere al signor Aldo Busi. Alcuni anni or sono l’eccentrico scrittore bresciano fu ospite in una trasmissione televisiva per parlare di libri con l’arduo compito di suscitare interesse in una platea di giovani. Il romanzo più lodato quel giorno, ne venivano presentati tre a puntata, fu “Blackout” dell’allora trentenne Gianluca Morozzi. Il caso ha voluto che ne rinvenissi una copia scontatissima nella mia libreria preferita; come non assicurarmela memore di quelle lodi?
I protagonisti sono tre:
Aldo Ferro, viscido e vanesio quarantenne proprietario di tre locali “alla moda” in quel di Bologna. Le sue specialità sono: tradire la moglie a ripetizione e girare perversi filmini incentrati sulle sue imprese sanguinarie.
Tomas, timido teenager uguale a tanti altri; la sua attuale priorità è Francesca, primo amore della sua vita.
Claudia, universitaria poco più che ventenne costretta a lavorare alle dipendenze di un lubrico individuo in un bar del centro per pagarsi gli studi. Segni particolari: verdi capelli corti e un consolidato legame sentimentale con Bea.
Il caso, o forse no?, farà collidere questi tre personaggi in un posto molto comune durante una torrida giornata di Ferragosto e poi niente sarà più come prima…

Niente di più si può rivelare sulla trama di questo ben congegnato romanzo, il rischio di spoiler sarebbe troppo alto. Quel che si può dire è che il buon Morozzi ha trovato la miscela giusta: tre personaggi di pregevole spessore, sangue, reiterati riferimenti alla cultura cinematografica e pop, un pizzico di sesso, un linguaggio fresco, vivace e una capacità, non proprio comune, di rendere accattivante ogni capitolo. Capitoli che scorrono via molto leggiadri: l’idea di combinare nella medesima scena i diversi punti di vista dei personaggi mediante poche pungenti righe è vincente, crea nel lettore una sorta di legame empatico con questo o quel protagonista. Durante la lettura si ha anche modo di riflettere sulle debolezze dell’essere umano in situazioni estreme, sulla spietata casualità del destino e sul cinismo che ci circonda. La tensione resta sempre ad alti livelli e la curiosità di conoscere il finale aumenta sempre di più. Finale che è una vera sorpresa e integra molto bene nel romanzo quello che è stato (è?) un clamoroso fenomeno italiano. Se non per lo stile, quantomeno il modo di presentare le varie situazioni, vedasi come esempio il primissimo, seducente, capitolo (“Ferro”), m’ha ricordato quello del re della gioventù cannibale degli anni ’90, Ammaniti. Morozzi, che si avvale di una modalità di scrittura che potrei tranquillamente definire “pulp” (inteso come luogo ove generi letterari “alti” e “popolari” si contaminano vicendevolmente), m’ha messo sotto gli occhi ancora una volta una verità lampante: questo tipo di romanzo è il genere di lettura che la maggior parte della gente vuole affrontare al giorno d’oggi! E cioè un qualcosa di ben scritto, ammiccante, lineare, appassionante, scorrevole e soprattutto leggero. Un bravo a Morozzi che ha centrato l’obbiettivo. Se dovessi indicare un paio di difetti direi che avrei concluso la vicenda in maniera differente, nell’ultima pagina pare manchi qualcosa. La parte centrale poteva esser sforbiciata di una decina di pagine che avrei aggiunto alla fine per dare più notizie su Bea e Francesca. Nota: il personaggio di Aldo Ferro è ben caratterizzato, la sua storia (e quella del Dentista) meriterebbe uno spin off. Avendolo divorato non posso che consigliarlo.

VOTO 6,5




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