I demoni di San Pietroburgo (2007 Italia)
Un film di Giuliano Montaldo. Con Miki Manojlovic, Carolina Crescentini, Roberto Herlitzka, Anita Caprioli, Filippo Timi.
Patrizia Sacchi, Sandra Ceccarelli, Giovanni Martorana, Giordano De Plano, Stefano Saccotelli, Emilio De Marchi, Sara Basso de Marc, Eugenia Caruso, Marco Gandini
San Pietroburgo, 1860. Dopo un attentato che provoca la morte di un membro della famiglia imperiale, Dostojevskij incontra un giovane ricoverato in un ospedale psichiatrico che gli rivela di essere un terrorista e che si sta preparando un altro attentato. In linea generale non mi è dispiaciuto. Ottimi gli attori, molto forte l’idea di base. Dico subito cosa è intollerabile: la maggior parte del film è girato in studio, si vede a un miglio di distanza, non è questo il problema, le ricostruzioni sono fatte anche bene, le sequenze si teatralizzano diventando ferme, e vabbè, ma insomma siamo a San Pietroburgo, siamo in Siberia e nessuno degli attori ha un minimo di fiato, di nebbiolina quando urla, parla, corre! Intollerabile, a lungo andare fastidioso. E poi tutte la sequenza della fucilazione di Dostoevskij, no non me la sarei immaginata così, così senza il patos necessario, senza lo struggimento e la paura folle che attraversa le pagine dello scrittore, senza l’acutezza della disumanità della pena di morte che traspira dai pori dei condannati. Così come le sequenze in Siberia, un tantinello retoriche, troppo didascaliche.
Deludente.
Tutto il resto invece non mi è dispiaciuto, la maggior parte del merito a Manojlovic, dagli occhi vivissimi e febbrili, che cerca una via di fuga dalle proprie responsabilità e dalle proprie paure, davvero un incontro/scontro fra i cattivi maestri e i professionisti della violenza, con gli intellettuali che presuntuosamente si fanno voce di un popolo estraneo. Certo il film accenna, indaga forse non in profondità, ma semina idee e soprattutto dubbi. Che non hanno rilevanza solo in ambito politico, ma culturale nella sua accezione piena, soprattutto se si pensa alla cultura come interpretazione e reinterpretazione della propria epoca.
L’altro polo carismatico è Herlitzka, ufficiale realista e consapevole, che oppone una logica di legalità su cui si proiettano le ombre della legittimità, perchè è espressione del potere imperiale.
Bella la scena del ricevimento del Granduca, onirica, annegata in un lucore lattiginoso, in cui tutti sono vestiti di nero, vecchi rappresentanti di un mondo che muore, chiusi in una logica del privilegio che li rende davvero corpi estranei in un mondo estraneo alla vita normale.
Un vero piacere tutte le citazioni e le gag letterarie, quella iniziale, davvero bella, su Turgenev e quella autoironica di Herlitzka su Gogol.
VOTO 6,5Edited by LadyTriffide - 19/5/2009, 19:26