IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE(USA 1980)
di Bob Rafelson con Jack Nicholson, Jessica Lange.
A qualcuno piace torbidoFrank è un vagabondo che trova lavoro in una stazione di servizio gestita da un greco, che è sposato con la sensualissima Cora.
Tra i due nasce un'attrazione fisica violenta e quasi primitiva che non accenna a placarsi.
I due amanti preparano quindi un piano: eliminare il marito di Cora per godersi insieme i soldi dell'assicurazione.
Ma il destino, beffardo, è in agguato e non esita a colpire nel peggiore dei modi...
Sicuramente non un capolavoro, ma un film che va annoverato tra le tante pellicole da ricordare.
A metà fra noir, drammatico ed erotico, è un film intrigante, selvaggio, d'impatto, finemente brutale, e confezionato in una cornice di respiro classico e imponente. Non brilla per particolare originalità di contenuti o trovate, ma ha indiscutibilmente è particolare, personalizzato, abilmente a cavallo tra generi, linguaggi e significati.
Sceneggiatura del bravissimo David Mamet, fotografia cupa, morbosa e torbida di un geniale Sven Nykvist, colonna sonora old style a tratti memorabile e lirica di Michael Small, ma, soprattutto, Jack Nicholson e Jessica Lange, lui rude, aggressivo, impolverato ma non sciatto, attraente malgrado sia ben avanti con gli anni, lei felina, prorompente, in una sola parola splendida.
Entrambi superlativi in un'interpretazione sia di parole che di volti, sguardi cattivi, corpi su corpi.
Un film d’impianto classico, da cinema vecchia maniera…inquadrature meravigliose, splendidi paesaggi, interni soffocanti e montaggio travolgente, erotismo palpabile, scene abbastanza esplicite per l'epoca (un po' meno in relazione ai giorni nostri) rese indimenticabili più per il modo in cui vengono sbattute davanti agli occhi dello spettatore che per il loro reale contenuto.
Famosissimo(e passato alla storia)l'amplesso sul tavolo della cucina, tra farina, pasta ammassata per fare il pane e un grosso coltello gettato per terra con movimento studiatamente lento dalla mano della Lange, che sorride diabolica, determinata e invitante mentre quella che era cominciata come una sorta di aggressione violenta si trasforma in un gioco, accompagnata, anzi direi stordita dalle note di Michael Small, che qui raggiungono il loro culmine per intensità, lirismo e bellezza, riuscendo a scandire addirittura ogni singolo movimento dei due personaggi.
La relazione tra i protagonisti segue un'evoluzione - involuzione - evoluzione interessante e significativa, realistica e molto ben colta, prima brutale attrazione fisica, poi affannosa ricerca reciproca, poi menzogna, problemi, crisi, astio e finalmente una sorta di maturazione reciproca, impegno, coscienza e la beffa di un destino impietoso che, proprio nel momento in cui tutto sembra andar bene, non esita a colpire.
Un rapporto quindi che, se inizialmente può sembrare esclusivamente carnale, diventa un po' il simbolo e la rappresentazione di qualsivoglia relazione, con i suoi guai, da affrontare o da cui restare travolti, e con le sue crisi, gli inganni, le paure, attacchi e difese per vigliaccheria, diffidenza o, semplicemente,la meravigliosa condanna di essere umani e potersi permettere di sbagliare.
E' bello, dopo tante peripezie, assistere alla trasformazione di quel rapporto che finalmente si fa serio, e comincia a includere in sé anche l'impegno e un vero rispetto reciproco, tanto da arrivare a definirlo amore.
Ed è su questa quiete che il film costruisce e gioca la sua peggior sorpresa, divertendosi in maniera quasi sadica a scardinare ogni apparenza e convinzione, in maniera tanto semplice quanto estrema.
Un doveroso apprezzamento da parte mia va a Bob Rafelson (un grandissimo regista di opere sconosciute forse alla massa ma imprescindibili per un cinefilo) che ha saputo rielaborare il romanzo in toni personali e fornendo una sua interpretazione, chiarendo, osando e spiccando il volo.
Se in molti adattamenti cinematografici è proprio questo che manca, e rende la pellicola insulsa e dimenticabile, qui, al contrario, si vola e senza pretendere di avvicinare le ali al sole.
Non si resta bruciati, ma si riesce a bruciare.
Piccola nota: nel film c’è posto anche per un piccolo intenso ruolo (naturalmente torbido) per Anjelica Huston, figlia d'arte del grande John (Huston, il regista), ai tempi compagna di Nicholson, che nel film ha con lui un'avventura oleosa tra massaggi e pennellate di esotica seduzione.
Voto: 7.5