“
Non entrate in quel collegio” (“
The House on Sorority Row”, 1983, USA) di
Mark Rosman
Kathryn McNeil (Kathy), Eileen Davidson (Vicki), Lois Kelso Hunt (Mrs. Slater), Janis Zido/Ward (Liz), Robin Meloy (Jeanie), Harley Kozak (Diane), Jodi Draigie (Morgan), Ellen Dorsher (Stevie), Christopher Lawrence (dottor Beck), Michael Kuhn (Peter)
19 giugno: il pensionato gestito dalla severa signora Slater chiude per le vacanze estive, ma sette delle ragazze ospitate decidono di fermarsi per organizzare la festa di fine anno scolastico. La direttrice è assolutamente contraria ed ingiunge alle studentesse di abbandonare l’edificio il giorno successivo. Le ragazze, sobillate dalla più spregiudicata fra di loro, Vicky, decidono di continuare i preparativi per il party ed in più organizzano uno scherzo ai danni dell’acida signora Slater. Lo scherzo si rivelerà talmente efficace che la direttrice verrà accidentalmente uccisa da Vicky in presenza di tutte le ragazze ed il cadavere sarà occultato precipitandolo nella melmosa piscina presente in giardino (omaggio a “
I diabolici”). Arriva la sera e, nonostante l’accaduto, i festeggiamenti hanno inizio. E’ in quel momento che qualcuno comincia a mietere vittime tra le responsabili dell’omicidio..
Pessima idea!! Il periodo è quello d’oro, quello nel quale venivano prodotti horror per tutti i palati; Mark Rosman, che fu assistente alla regia di De Palma (in “
Scarface”), cavalca l’onda e si inserisce nel ricco filone dello “slasher” confezionando una pellicola tutto sommato più che dignitosa. Chiariamo subito che comunque si tratta di un prodotto minore e derivativo, infatti m’è parso molto debitore a due cult assoluti come “
Black Christmas”/“Un natale rosso sangue” (il pensionato, il segreto in soffitta) e “
Prom night”/“Non entrate in quella casa” (“la festa” come momento della mattanza, la final girl). Due parole per il pessimo titolo italiano che, al solito, sfiora l’idiozia; l’originale non era qualcosa di così orrendo, ma tradurre letteralmente non era e non è contemplato dai titolisti italiani. La pellicola è ambientata in un collegio femminile (come molti altri film, commedie o horror che fossero, del periodo) e all’interno del genere rappresenta un sotto filone. Le caratteristiche delle protagoniste sono stereotipate e tagliate con l’accetta; molte situazioni presentate già viste; i dialoghi lasciano a desiderare; perciò, se si cerca originalità, occorre guardare altrove. Nelle note del brano su cui si apre il film (buona scena questa) riecheggiano sonorità alla “
Smetana”, il tema portante è azzeccato e poco invasivo. La storia sembra dipanarsi in modo scontato, ma alcune scene di tensione sono costruite in modo efficace ed il finale presenta un (mini) colpo di scena apprezzabile. Le sequenze pruriginose sono limitate al minimo, così come molto parco è l’uso del sangue negli omicidi, i quali, almeno in due casi (quello nei bagno e quello in cantina), sono di buona riuscita. La sceneggiatura non fa disastri e ci viene anche regalato un passaggio, quando la macchina da presa (in piano sequenza) va a cercare i volti delle sette ragazze mescolate alla massa durante il party, di notevole fattura. Buona la fotografia. Nessun significato sotteso, mero intrattenimento, però è girato in maniera professionale, non annoia e lo si gode fino alla fine.
Nel 2009 è stato realizzato l’immancabile remake, "
Sorority Row - Patto di sangue”, che non è proprio l’orribile nefandezza che qualcuno dice.
VOTO 6,5
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