THREE (2002, KOR/THAI/HK) di
Kim Jee-Woon, Nonzee Nurimbutr, Peter ho-Sun ChanDall’oriente arriva questo film diviso in tre episodi, ognuno ha una diversa nazionalità. Il genere della pellicola è thriller/horror, ma il sottile filo conduttore è da ricercarsi nel mistero, nell’introspezione psicologica, nel malessere della condizione umana, ma anche nell’amore tra uomo e donna, illustrato in diverse malate sfumature..
MEMORIES (KOR) di
Kim Jee-WoonMarito (Jung Bo-Seog), Moglie (Kim Hye-Soo)
Un uomo è stato abbandonato dalla moglie, vive nella sua casa avendo brutte sensazioni e aspettandone il ritorno; ma la moglie è a New City e vaga (smemorata?) per le strade, cercando di tornare a casa.. Il regista di “
Two sisters” ancora una volta ci conferma la bontà della sua mano. Una discreta tensione emotiva è collocata all’interno ad una pellicola di buonissima fattura tecnica. I colori, i suoni (c’è pochissimo “parlato”), si sposano benissimo con le immagini che sono un campionario della bravura dell’autore: campi, controcampi, step-framing, primissimi piani, piani spezzati, movimenti arditi di carrelli. La palese eleganza formale non è mai compiaciuta e ci permette di gustare questo bel thriller dal finale già visto, ma illustrato da sontuosi con flashback in b/n.
Kim Hye-Soo splendida. Promosso.
THE WHEEL (THAI) di
Nonzee NurimbutrKru Tao (Komgrich Yuttijong), Gaan (Suwinit Panjamawat), Kru Tong (Pongsanart Vinsiri), Bua (Virin Vasinanon)
Un marionettista muore, la maledizione dice che le sue marionette devono morire con lui, se qualcun'altro le userà per fini personali sarà destinato a morire. Un insegnante di Khon, se ne impadronisce; iniziano a morire persone a lui vicine. Mah, pochissimo budget e poca inventiva non giovano alla resa finale. La storia è la classica dell’oggetto maledetto: chi viene a contatto muore in un modo o nell’altro, senza mai impressionare né convincere sino in fondo. Sceneggiatura debole, scenari poverissimi, troppe inquadrature notturne, zero brividi, finale così così. La new wave orrorifica della Thailandia, che tanto deve a Sopon Sukdapisit, sta lontanissima da qui, bocciato.
GOING HOME (HONG KONG) di
Peter Ho-Sun ChanWai (Eric Tsang), Yu Fai (Leon Lai), Hai’er (Eugenia Yuan), Cheung, figlio di Wai (Li Ting-Fung)
Un poliziotto (quella vecchia volpe di Eric Tsang) e il figlio si traferiscono in un palazzone semidisabitato; le uniche persone presenti sono un medico, con moglie paralizzata e bimbetta. Un giorno Cheung, mentre era a spasso con la figlioletta del dottore, scompare; Wai si recherà da Yu a chiedere informazioni.. Tutto girato al chiuso, splendidi colori pastello tutti virati sul tono del grigio (eccetto il cappottino rosso della bambina); interessantissimo svolgimento della trama che si srotola in queste stanzone semidisastrate. Il pathos si mantiene alto per tutta la pellicola, l’idea di base è buonissima, l’amore è protagonista assoluto, anche se è un amore (forse) malato, ossessivo, eccessivo.. Emozionante, emotivamente parlando, finale, con buonissima scelte operate per la spiegazione degli avvenimenti. Sceneggiatura quasi perfetta che si incarta però su un punto: ma il bambino? (poteva esser tranquillamente estromesso dal plot defintivo, la sua figura risulta in definitiva marginale, anche se è quello che ci trasmette qualche brividino iniziale). M’è decisamente piaciuto; nei credits ho visto che la buonissima fotografia era firmata, non a caso, da C.Doyle (il fotografo di fiducia di Wong Kar-Wai). Assolutamente promosso.
VOTO 7
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