THE ABCs OF DEATH, Antologia orrorifica

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view post Posted on 14/2/2013, 02:57
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Sapiente Malizioso
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"The ABCs of Death" (USA/NZE, 2012) di Vari (Antologia)

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Di cosa di tratta? Molto semplice: i produttori Tim League e Ant Timpson hanno pensato di creare un’antologia di corti che mostrasse le possibili declinazioni della morte. Ne sono scaturite 26 opere, di 27 talentuosi autori (diversi già conosciuti), che provano a coprire quasi tutto il globo quanto a provenienza (l’Italia è, tristemente, assente). Ognuna dura 4-5 minuti, è denominata da una lettera dell’alfabeto ed ha avuto un costo, irrisorio, di 5000 dollari. Massima libertà creativa per ogni regista, una giostra internazionale di provocazioni, paradossi, sangue, crudezza, disgusto, divertimento, insensatezza, perversione, critica sociale, crudeltà ed immaginazione. Probabilmente non giungerà mai in Italia, ma stampa specializzata e spettatori di tutto il mondo ne stanno parlando malissimo, con critiche feroci e sdegnate (tranne rare eccezioni), ho letto parole come “vergognoso”, “malato”, “senza senso”, “volgare”, segno che comunque il progetto non lascia indifferenti. Quello che mi ha lasciato stupito è il fatto che i corti non fanno “paura” nel senso classico del termine, alcuni virano addirittura verso il comico o il grottesco, altri scelgono la strada dello splatter o del torture porn; la brevità dei lavori ha favorito, per forza di cose, una sorta di immediatezza; il disturbante, lo scandaloso ed il raccapricciante sono sbattuti in faccia allo spettatore senza alcun riguardo. Indubbiamente potrebbe dare alquanto fastidio ed irritare diverse persone. Ho notato che in nessuno dei 26 corti viene costruita una storia sull’”attesa”, sul non visto, deve essere una modalità della paura sorpassata, oppure non è più ritenuta valida o quantomeno non adatta alla brevità di questi racconti. Ecco l’elenco dei segmenti di cui è composta la pellicola:

"A Is for Apocalypse" di Nacho Vigalondo
"B Is for Bigfoot" di Adrián García Bogliano
"C is for Cycle" di Ernesto Díaz Espinoza
"D Is for Dogfight" di Marcel Sarmiento
"E is for Exterminate" di Angela Bettis
"F is for Fart" di Noboru Iguchi
"G is for Gravity" di Andrew Traucki
"H is for Hyrdo-Electric Diffusion" di Thomas Cappelen Malling
"I is for Ingrown" di Jorge Michel Grau
"J is for Jidai-geki" di Yudai Yamaguchi
"K is for Klutz" di Anders Morgenthaler
"L is for Libido” di Timo Tjahjanto
"M Is for Miscarriage" di Ti West
"N is for Nuptials" di Banjong Pisanthanakun
"O is for Orgasm" di Hélène Cattet e Bruno Forzani
"P Is for Pressure" di Simon Rumley
"Q Is for Quack" di Adam Wingard
"R Is for Removed" di Srdjan Spasojevic
"S is for Speed" di Jake West
"T Is for Toilet" di Lee Hardcastle
"U Is for Unearthed" di Ben Wheatley
"V is for Vagitus" di Kaare Andrews
"W is for WTF?" di Jon Schnepp
"X Is for XXL di Xavier Gens
"Y Is for Youngbuck" di Jason Eisener
"Z is for Zetsumetsu" di Yoshihiro Nishimura


Alcuni episodi sono molto meritevoli, altri non li ho capiti e nemmeno graditi: fra questi ultimi vi sono tutti i filmati d’animazione (girati con diverse tecniche) e mi riferisco in particolare alle lettere “K” (dovrebbe essere divertente, invece è solo sciocco e volgare) “H”, e “T” (sciapo imitatore della plastilina in stop motion alla Svankmajer). Quello del giapponese Iguchi (“The machine girl”, “Robogeisha”), di orrorifico non ha proprio niente, comunque m’ha fatto sorridere per il contenuto weird (avverto che potrebbe esser ritenuto di cattivo gusto), si nota la dimestichezza con pinku eiga ed ero guro. “C come Ciclo” del giovane cileno Espinoza (“Mirageman”), è certamente interessante, avrebbero potuto intitolarlo “loop” visto lo svolgimento. Il simpatico ragnetto di “E per Exterminate” della Bettis promette bene ma si conclude con un nulla di fatto. “G for Gravity” dell’australiano Traucki (“The reef”) cerca d’esplorare la paura dell’ignoto conferita dal mare e affonda miseramente, a mio avviso il peggiore del lotto insieme ai corti d’animazione e alla “W” di Jon Schnepp che propone un pessimo corto che pare montato con un semplice programmino per PC. “I for Ingrown” del bravo regista messicano Jorge Grau (“We are what we are”) è un buonissimo prodotto, tra le cose migliori dell’antologia.
Ti West (“The Innkeepers”) è autore del cortometraggio più breve (“M” la sua lettera), stordente la conclusione ma un po’ insipido. Simpatico l’episodio (“N”) del tailandese Pisanthanakun (“Shutter”, “Alone”). Stavolta ho trovato evanescente l’operazione (“Orgasm”) di Forzani e Cattet che avevo tanto apprezzato nel loro omaggio al cinema thrilling italiano (“Amer”). Molto accattivante il segmento “R” curato dal regista serbo Spasojevici (noto per il disturbante “A serbian film”).
Passando a quelli che ho preferito: il visivamente gradevole “Z” (che sta per “estinzione”) del jappo Yoshihiro Nishimura (“Tokyo Gore Police”); mi rendo conto d’esser di parte e che qualcuno potrebbe trovarlo assolutamente eccessivo ed imbarazzante (siamo sul confine col trash più spinto), però andrebbe preso con leggerezza e con una certa predisposizione per l’incredulità, allora strapperà più d’un sorriso (avviso che c’è del nudo esplicito). Poi c’è “XXL” del talentuoso Xavier Gens (“Frontiers”, “The divide”) amarissima, veritiera e spietata riflessione sulla società contemporanea. “Y for Youngbuck” (ovvero giovane cervo o adolescente), scritto, diretto e montato da Jason Eisener (“Hobo with a shotgun”), presenta una tematica che non può non toccare ed è accompagnato da una canzone (“Vengeance” dei Powerglove) che spacca (e poi a me piacciono molto i cervidi). C’è poi “V per Vagitus” del canadese K.Andrews (fumettista, ma ha diretto anche il discreto “Altitude”, film che si perde nel finale) che per il budget a disposizione possiede una qualità impressionante ed in più ha il bonus (per me lo è) d’esser fantascientifico/distopico. Piccola nota: il bimbo nella locandina è il figlio del regista. Ultimo, ma migliore, il folgorante “L per Libido” dell’indonesiano Tjahjanto. Riesce a creare qualcosa di molto solido (come gli era già riuscito per il delizioso “Dara”) in pochissimi minuti; l’impatto è potente e lascia attoniti, la messa in scena mostra una certa sfrontatezza nella trattazione di certi temi (il penultimo “stage” ne è una prova), L’eccessività della situazione mostrata è stemperata dal non concedersi escursioni in un inutile, e altrimenti facile, voyeurismo. Perla.
Credo che nel complesso sia stata raggiunta una certa coerenza narrativo – stilistica, quantomeno vengono rispettate le convenzioni dell’attuale modo di fare cinema horror fornendo allo spettatore un variopinto spettacolo il cui valore può esser lasciato in sospeso ma che di sicuro non annoia. Assolutamente non per tutti.

VOTO 6,5

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Amélie Verne
view post Posted on 14/2/2013, 17:33




Curiosissima me! cercherò di procurarmelo in un modo o nell'altro :)

Bellissima rece Lord! :)
 
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ilgiornodeglizombi
view post Posted on 14/2/2013, 19:27




E' una bellissima analisi, anche se io su T is for toilet non sono molto d'accordo, perché lo ritengo tra i migliori del lotto :)
 
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2 replies since 14/2/2013, 02:57   40 views
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