"Dracula 3D" (“ITA/SPA/FRA, 2012) di
Dario ArgentoUnax Ugalde (Jonathan Harker), Rutger Hauer (Van Helsing), Thomas Kretschmann (Dracula), Marta Gastini (Mina), Miriam Giovanelli (Tanya), Asia Argento (Lucy), Giovanni Franzoni (Renfield), Giuseppe Loconsole (Zoran)La storia del malvagio non morto, Dracula il vampiro, è più o meno quella (in quanto il film, anche se “molto liberamente”, è tratto dal celebre romanzo di Bram Stoker) che tutti conoscono: Borgo Pass, Transilvania. Dopo una prima scena in cui due giovani amoreggiano ed uno di essi, un’avvenente ragazza di nome Tanya, viene vampirizzata da Dracula, assistiamo, il giorno seguente, all’arrivo del giovane Jonathan Harker. Il ragazzo è incaricato di catalogare i volumi presenti nella libreria del conte Dracula. Dopo aver salutato Lucy, figlia del sindaco, nonché cugina di sua moglie Mina, Jonathan si reca al solingo castello incombente sulla cittadina e fa immediata conoscenza col conte e con la fittizia nipote, ovvero Tanya (ormai succube di Dracula). Quando il giorno seguente Mina arriverà in stazione, non troverà ad aspettarla Jonathan, bensì Lucy..
Prima, e speriamo ultima, incursione di Argento nel 3 D (qui se ne fa un uso gratuito, assolutamente inutile). Grande era la speranza dopo le ultime inenarrabili prodezze (“
Il cartaio”, “
La terza madre”, “
Giallo”), enorme è stata la delusione. Non mi fa piacere, nuovamente, parlare male delle imprese dell’ex maestro del thriller/horror italico, ma non posso esimermi. I primi due pensieri che ho fatto al termine della visione sono stati: “questa pellicola è fuori tempo massimo di almeno 15 anni” - seguito da - “per creare soggetto e sceneggiatura di questa <roba> (nessun altro termine mi parrebbe più appropriato) hanno unite le loro forze ben 4 persone (Dario Argento, Enrique Cerezo, Stefano Piani e Antonio Tentori)?
Come si può cadere in tante imprecisioni, pacchiane grossolanità, inspiegabili ingenuità? Per non parlare dei grossi cambiamenti riguardanti la trama originale, nonché l’eliminazione di vari personaggi secondari!
Gli effetti digitali sono risibili, palesemente ed involontariamente evidenti, invece d’esser complementari alla narrazione, sono una sgradevole discrepanza (come non nominare la ridicola mantide? Quale era la sua funzione nelle intenzioni degli sceneggiatori? Far inorridire, stupire o cos’altro? Io ho provato imbarazzo).
La trama è traballante in più parti e alcune (ok, più di “alcune”) azioni sono inspiegabilmente contro/senza logica: Van Helsing (doveva aver fatto un salto alle terme poiché appare a metà del film) è un uomo di mezza età che sconfigge chiunque gli si pari davanti con un colpo solo, manco fosse un novello Bruce Lee; il potentissimo conte Dracula, che uccide cinque persone nel giro di trenta secondi, non riesce a sbarazzarsi del professore nel corpo a corpo finale come colpito da inspiegabile mollezza; Mina giunge al villaggio, sembra preoccupata dal non vedere suo marito, ma che fa? Si trattiene da Lucy come niente fosse; ma perché dico io? E ancora: perché nella pellicola si vedono più o meno una quindicina di personaggi e alla fine devono morire tutti? Perché questa totale mancanza di sottigliezza e cura nei dettagli? Al tutto aggiungiamo il fatto che le scene sono girate tutte nel piccolo villaggio ed utilizzano sempre e solo tre – quattro locations, con inquadrature ingessatissime e telecamera tristemente fissa, sprovvista di guizzi e, ahimè, ammantata di uno sgradevole sapore di vetusto. La scenario nel quale è ambientato il romanzo avrebbe potuto regalare grandi suggestioni, se ben sfruttato, ma qui non si vede nulla del genere, solo una scena di pochi secondi girata nel bosco, ma è un bagliore nel buio. Gli attori: non voglio infierire ulteriormente, ma anche qui siamo ai limiti della decenza; Kretschmann cerca di salvarsi col mestiere, Rutger Hauer è bolso e impacciato, Marta Gastini è poca cosa (tra l’altro avrebbero dovuto invertire le parti lei e la Giovanelli), mentre Asia Argento fornisce una prestazione impresentabile (il Dario nazionale cerca di non far notare tanta pochezza regalando un nudo frontale del seno della figlia! Che tristezza!). Sono rimasto infastidito anche della scenetta pornografica iniziale, a che pro? La “carnazza” eccita lo spettatore? Era un tentativo di importare la formula “cinepanettone” nel genere horror (o presunto tale)?
Per concludere non posso tacere della totale mancanza di suspance, dell’assenza, ingiustificata, di un qualsiasi tentativo di costruire un “climax”, dell’incapacità di suscitare il benché minimo brivido nello spettatore e della piattezza dello svolgimento del plot! Non erano forse questi i punti di forza dell’Argento che fu? Non ve n’è traccia alcuna, il supremo cantore del thrilling, maestro della tensione emotiva pare abbia perduto, definitivamente, la sua aura “magica”, maltrattando nuovamente i resti del proprio mito, stavolta andando a colpire un classico della letteratura orrorifica e riuscendo a svuotarlo della carica drammatica che gli era peculiare, svilendolo con un risultato sotto la decenza.
Quel che stupisce è che questo prodotto tanto sciatto sia costato la bellezza di quasi 7 milioni di euro! “
Juan de los muertos”, film cubano, è costato un terzo ed è immensamente migliore! Mi domando: dove sono finiti quei soldi? Sembra veramente un film “povero” benché scioccamente pretenzioso (pare voler coniugare, fallendo miseramente, il classico della “
Hammer” e con le nuove tecnologie cinematografiche).. Ora capisco le risate degli addetti ai lavori a fine proiezione a Cannes. Le uniche due cose che salvo sono: l’ambientazione (benché sfruttata malissimo) e la buona colona sonora di Claudio Simonetti.
VOTO 4,5
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